The Project Gutenberg eBook of La trilogia di Dorina: Commedia in 3 atti

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Title: La trilogia di Dorina: Commedia in 3 atti

Author: Gerolamo Rovetta

Release date: April 28, 2015 [eBook #48820]
Most recently updated: October 24, 2024

Language: Italian

Credits: Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online
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*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK LA TRILOGIA DI DORINA: COMMEDIA IN 3 ATTI ***

LA TRILOGIA DI DORINA


GEROLAMO ROVETTA

LA TRILOGIA DI DORINA

COMMEDIA IN 3 ATTI

MILANO

1920


PROPRIETÀ LETTERARIA

Riservati i diritti di traduzione.


È assolutamente proibito di rappresentare questa commedia senza il consenso per iscritto dell'autore. (Art. 12 del testo unico, 17 settembre 1882)

La Trilogia di Dorina fu rappresentata per la prima volta al teatro Alessandro Manzoni di Milano la sera del 29 febbraio 1889, dalla compagnia diretta dalla signora Virginia Marini.


[123]

PERSONAGGI

DELL'ATTO PRIMO

La scena è in una villa di Lombardia.

DELL'ATTO SECONDO

La scena è a Milano.

DELL'ATTO TERZO.

La scena è a Roma. — Epoca presente.


[125]

ATTO PRIMO

Sala terrena nella villa della marchesa Fulvia. Molte piante, molti fiori. In fondo il giardino. Porte laterali con portiere. La comune nel fondo.

SCENA I.

Un cameriere precede un servitore che porta il vassoio del caffè. Il servitore dietro le indicazioni del cameriere depone il vassoio sopra un tavolino in mezzo alla sala, vicino al sofà. Quando tutto è pronto il servitore resta dietro il tavolino e il cameriere si avvicina ad una porta di sinistra, ne alza la portiera e la tiene alzata per un momento finchè entrano i signori.

SCENA II.

La piccola Adele, dai 10 ai 12 anni, corre in fondo alla scena dove c'è un tavolo con una grande bomboniera. La marchesa Fulvia, Dorina, Luigi, Niccolino, poi il maestro Edoardo Costantini.

NICCOLINO

(parla con grande vivacità con Dorina).

[126]

MARCHESA

(a Luigi) Ho ordinato di portarlo qui il caffè: è più allegro!

LUIGI

Benissimo, sempre, zia.

MARCHESA

(vedendo l'Adelina che prende i dolci) Basta, Adelina! Hai capito?... Basta! (l'Adele si avvia per uscire) Non voglio... — Oh sì!... Va come il vento!

LUIGI

Ha più coraggio di noi.

MARCHESA

L'Adele mi diverte e voi no, l'Adele è carina, e voi...

LUIGI

E noi, no!

DORINA

(aiutata da Niccolino mette lo zucchero nelle tazze, ecc).

NICCOLINO

Che importa! Non ho più paura della mamma!

(Niccolino porta la tazza alla marchesa che risponde ringraziando con un cenno del capo. Dorina porta il caffè a Don Luigi).

LUIGI

Oh, tante grazie, signorina Dori!

DORINA

(mettendo due palle di zucchero in una tazza e mostrandola al Costantini) Così, va bene?

[127]

COSTANTINI

Si figuri... (è impacciato, vorrebbe versare il caffè nel piattello, ma poi vede che gli altri lo bevono dalla tazza, fa lo stesso e si scotta).

DORINA

(offrendo la tazza a Niccolino) È in collera?

NICCOLINO

(con ira gelosa) Quell'imbecille è innamorato di lei!

DORINA

(ridendo) Oh povero signor Edoardo!

MARCHESA

(a Costantini, forte) Il maestro Costantini non è di Milano, mi pare?

COSTANTINI

(vorrebbe rispondere, ma per la confusione il caffè gli va in gola di traverso e risponde tossendo, con cenni del capo). Di... di... Livorno!

LUIGI

(alla Marchesa sedendosi vicino sul canapè) Maestro... di che cosa?

MARCHESA

(forte, come presentando il Costantini a Luigi) Di pianoforte: il maestro Edoardo Costantini: sostituisce il Bazzaro che è ammalato.

LUIGI

(come per ricordarsi) Costantini... Costantini... Ci deve essere un altro Costantini, ma molto più vecchio di lei?

COSTANTINI

(subito) Sissignore: maestro di canto: è mio zio. Oh era un famoso tenore, — ha cantato anche [128] alla Scala... (con grande naturalezza ed ingenuità) ma poi, perduta la voce, si diede all'insegnamento e tiene pensione per lirici e... affini!

LUIGI

(al Costantini che gli è rimasto dinanzi sorridendo un po' goffamente) Bravo! Bisogna diventare celebre come lo zio!

COSTANTINI

Sono fallito nel cantino!... Vorrei avere il talento e la voce della signorina! (parla di Dorina con entusiasmo e la guarda con passione).

LUIGI

(sorridendo) Per fare anche lei la prima donna? (prende la tazza vuota della Marchesa e la porta verso il tavolino del caffè).

(Il cameriere gli va incontro per prenderla. Cameriere e servitore raccolgono le tazze — portano via il servizio del caffè. — Intanto il maestro Costantini gira intorno alla Dorina guardandola come un innamorato).

NICCOLINO

(a Dorina) Quello sciocco mi urta i nervi. Ho sentito, sa, che cosa le ha detto a colazione.

DORINA

(sorridendo) Davvero?

NICCOLINO

(rifacendo comicamente il Costantini) Verrà con noi fino alla stazione di Oldrate? Venga, signorina Dori! (con forza) Lei non ci andrà, la prego.

[129]

DORINA

(con dolore — vivamente) Oh sì, mi lasci accompagnare la mamma!

NICCOLINO

Faccia questo sacrificio; sarà la prova che non le sono antipatico!

MARCHESA

Signorina Dori, badi che l'Adele non prenda troppo sole! (al Costantini) È l'ora della lezione? (guardando l'orologio) Manca mezz'ora. (Costantini fa un cenno affermativo).

DORINA

(fa per uscire. Niccolino siede sul sofà in faccia alla Marchesa).

MARCHESA

(a Dorina) La signora Teresa ha proprio fissato di ritornare oggi a Lugano?

DORINA

Partirebbe col signor Edoardo, si fermerebbe stasera a Milano, e domattina...

COSTANTINI

(interrompendola) L'accompagno io fino a Chiasso.

DORINA

Sono più contenta, così la mamma non fa tutto il viaggio sola, alla sua età...

MARCHESA

È una brava persona questo nostro caro maestro!

DORINA

Allora permette che faccia venire la mamma? Vorrebbe ringraziarla.

[130]

MARCHESA

Sì, ma c'è tempo!... Adesso la signora Teresa non avrà ancora finito di fare colazione. Verrà con suo comodo. — E se vuol andare lei fino ad Oldrate ad accompagnarla...

NICCOLINO

(sta attento a Dorina).

DORINA

(un po' titubante) Ma... oggi... viene don Filippo per la lezione di Storia...

NICCOLINO

(sorride con soddisfazione).

MARCHESA

Oh, povera Adele! (a Luigi) È piena di talento quella bimba!

COSTANTINI

(umilissimo) Domando il permesso...

MARCHESA

(gli fa un cenno di commiato. Il Costantini inchinandosi anche dinanzi a Luigi e a Niccolino, esce dietro alla Dorina).

MARCHESA

(cercando nel cestino dove prende un piccolo giubboncino che lavora all'uncinetto: a Niccolino) Non vai fuori oggi coi cavalli?

NICCOLINO

(svogliatamente, sdraiandosi sul canapè) Oggi no: mando Francesco solo.

LUIGI

(seduto accanto alla Marchesa, guardando il suo [131] lavoro) È un giubboncino per la bambola dell'Adele?

MARCHESA

Oh che!... È per i miei poveri!

LUIGI

(spiegandolo) Avara di una zia! Ti sei tenuta i poveri più piccoli!

MARCHESA

(ridendo e percuotendolo sulle mani coll'uncinetto) Dio, la gente di spirito! (volgendosi a Niccolino) Animo!... fa qualche cosa; va a dire a Don Filippo che si ricordi di venire per la lezione e che oggi si fermerà a pranzo! (a Luigi) Lo invito per te, sai, pessimo soggetto, per il tuo trionfo. Che puzzo, quel sant'uomo! (a Niccolino) Lo farai mettere a tavola vicino al signor Giuseppe.

NICCOLINO

(mette il giornale, che aveva in mano, sul tavolo, stira le braccia, sbadigliando, ma non si alza).

MARCHESA

Su, coraggio!... Uno... due...

NICCOLINO

(Si alza).

MARCHESA

Oh... e tre! (vedendo Niccolino che si avvia per una porta di fianco) Dove vai?

NICCOLINO

A prendere le sigarette. (va via).

[132]

SCENA III.

La Marchesa e don Luigi, poi Dorina e l'Adele che passano in fondo al giardino infine Costantini.

MARCHESA

Mi urta i nervi a vederlo così svogliato, così cascante. Nessuna vita, nessuna passione.

LUIGI

Nemmeno per la signorina Dori?

MARCHESA

(vivamente) Sei matto, Luigi? — Non dirle nemmeno certe cose!

LUIGI

È carina, sai; molto carina! Troppo carina per essere una... un pedagogo!

MARCHESA

Niccolino, ancora, non pensa altro che al sarto! Tutto il suo studio è di fare il falso inglese a piedi e a cavallo! — Ma ho un'idea per metterlo a posto e volevo parlartene.

LUIGI

Sentiamo, zia.

MARCHESA

(lo guarda, poi ad un tratto) Dargli moglie.

LUIGI

Può essere un'occupazione come un'altra, ma se si annoia facilmente, una moglie sola mi pare un po' poco per distrarlo!

[133]

MARCHESA

Non dire sciocchezze.

LUIGI

La sposa, è bellina?

MARCHESA

Non è una gran bellezza, ma come moglie può passare.

LUIGI

Mi spaventi! — Chi è?

MARCHESA

Indovina.

LUIGI

(pensando) Di bruttine ce ne sono parecchie.

MARCHESA

Un bellissimo nome e una grande fortuna (Luigi non indovina) La Giulia Monleone!

LUIGI

(vivamente) Oh no, no, povero Niccolino!

MARCHESA

È un gran nome... due milioni, e infine è anche di una bontà straordinaria, e tutto ciò rimane, mentre la bellezza è come un buon odore: o svanisce o se ne fa l'abitudine.

LUIGI

Si fa l'abitudine al buon odore, ma non al cattivo, zia! (Dorina coll'Adele che le si appoggia al braccio attraversano il giardino. La Marchesa e Luigi non le vedono perchè seduti in modo da voltare le spalle alla comune.)

[134]

LUIGI

(continuando) Per il gran nome, Niccolino ha il suo; e danari pure.

MARCHESA

Non tanto quanto si crede. I possidenti sono i poveri d'Italia; pagano per tutti! — Ricordalo, tu che fra quindici giorni sarai deputato.

LUIGI

Accetto l'augurio! — Al povero Niccolino resteranno sempre settanta od ottanta mila lire di rendita: abbastanza per tirare innanzi, finchè trova un impiego. E il tuo? non lo conti, avaraccia d'una zia?

MARCHESA

Io devo pensare all'Adele: è figlia della mia povera figliuola, e non è ricca.

LUIGI

Questa non è una buona ragione per sacrificare Niccolino.

MARCHESA

Sacrificare!... Sei un osservatore superficiale. Alle corte: tu non ti senti di dare la notizia a Niccolino e di prepararmi il terreno?

(Costantini entra dal giardino camminando in punta di piedi).

COSTANTINI

Con...per...messo... prendo la musica

MARCHESA

Faccia pure, maestro. (a Luigi) No?.. Non ti senti di parlarne a Niccolino?

(Costantini, sempre camminando in punta di piedi, prende la musica e va via).

[135]

LUIGI

(impacciato) Non posso fermarmi. Ho il consiglio provinciale, poi una seduta... importantissima. — Poi domani è anche l'onomastico di Donna Maria. Infine ho i miei elettori da... sbalordire!

MARCHESA

(cerca e fruga in un cestino).

LUIGI

Che cerchi, zia?

MARCHESA

Un altro crochet; me lo aveva portato ieri il signor Giuseppe. (Luigi si mette a cercare. La Marchesa ad un tratto gli batte sopra una spalla) Ohi, Gigino! Sai che cosa mi ha detto il signor Giuseppe?

LUIGI

(la guarda inquieto).

MARCHESA

La frazione di Oldrate è ricalcitrante!

LUIGI

(vivamente) Come mai?! Se è in mano tua!

MARCHESA

La candidatura Guglielmi guadagna terreno.

LUIGI

(vivamente irritato) Perchè il signor Giuseppe è un ingenuo che non sa fare, che non sa muoversi, che... (si ferma, guarda la Marchesa e dà in una risata) Ah, zia zia, perfida zia! (la Marchesa ride) Oldrate è una minaccia, un compromesso: tu porti la mia candidatura a [136] Oldrate, ma io dovrei portare Niccolino alla Giulia?

MARCHESA

(con finto stupore) Mi crederesti capace di corruzione elettorale?

LUIGI

(contento) Il fine giustifica i mezzi. (serio, sospira) Dunque... povero Niccolino?

MARCHESA

Ma è un matrimonio da accettare a braccia aperte!

LUIGI

Direi piuttosto... ad occhi chiusi!

MARCHESA

Senza tanti discorsi, vuoi parlarne a Niccolino sì o no? Gli amici, sai bene, hanno sempre più influenza delle mamme.

LUIGI

Proverò, con tutta la mia eloquenza.

MARCHESA

No, per carità! Dirai soltanto a Niccolino che la Monleone a te piace, che ti piace molto.

LUIGI

Zia... non si devono dire altro che le bugie credibili!

MARCHESA

È ciò che più preme. Se Niccolino si convince che la Monleone piace a te, piace subito anche a lui.

LUIGI

(con rassegnazione) Allora... la troverò... piccante!

[137]

SCENA IV.

Teresa (è una bella e simpatica vecchierella vestita di nero, ma poveramente, e quasi come una contadina) e DETTI.

TERESA

Si può?

MARCHESA

Avanti, avanti, signora Teresa!

TERESA

Vengo per ringraziarla di tutto l'incomodo.

MARCHESA

Vuol proprio andare?

TERESA

Ho abusato anche troppo della sua bontà: lo dicevo adesso con la mia Dorina. E poi oggi ho la compagnia del signor maestro e così non viaggio sola. (a Luigi sorridendo) La mia Dorina ha sempre paura che qualche bel giovinotto le rubi la mamma!

LUIGI

(continuando lo scherzo) E col maestro Costantini c'è poi da fidarsi?

TERESA

(sempre sorridendo) Oh, altro. (alla Marchesa) È allegro il signore; mi piace. Chi è allegro, vuol dire che è buono.

MARCHESA

(per tagliar corto) Ha veduto il signor Giuseppe?

[138]

TERESA

(più piano alla marchesa) Tante grazie, signora marchesa. (a Luigi, forte) Mi ha fatto anticipare un semestre!

LUIGI

(alla marchesa) Brava! (comicamente) Bel cuore!

TERESA

(alla marchesa, indicando Luigi) È un suo parente?

MARCHESA

Mio nipote, Don Luigi.

TERESA

Si vede, ha una bella faccia, geniale.

LUIGI

Grazie, signora Teresa!

TERESA

(a Luigi confidenzialmente) Io adesso non ho più bisogno di danari.

LUIGI

(si diverte) No? Beata lei!... Potessi dire altrettanto!

TERESA

Ha conosciuto, lei, i signori Muller di Lugano?

LUIGI

No, e ne sono spiacentissimo.

TERESA

Oh, gran brave persone! (alla marchesa) Domandavo, alle volte... Avevano un bellissimo albergo, (a Luigi) uno dei primi alberghi di Lugano. Mio marito era il direttore e oltre allo stipendio fisso, aveva un per cento sugli utili.

[139]

MARCHESA

(un po' seccata) Sì: me lo ha detto ancora, signora Teresa.

TERESA

(tranquillamente) L'ho detto a lei — ma al signor Don Luigi, no!

LUIGI

A me no: dica, dica, m'interessa moltissimo.

TERESA

(a Luigi, commovendosi) Il mio Guglielmo... improvvisamente... (fa capire che è morto) in pochi giorni: al 3 di febbraio di quest'anno... (si asciuga gli occhi).

LUIGI

Oh, povero signor Guglielmo!

TERESA

Alla mia Dorina, non faccio per dire, avevamo procurato una grande istruzione, sperando... (sospira) invece... Ma il Signore è buono, e in mezzo alle nostre disgrazie, abbiamo avuto (indicando la marchesa) una grande provvidenza! — È stato monsignor Comboni, un vero sant'uomo, che ha raccomandata la mia Dorina alla signora Marchesa.

LUIGI

(amabilmente, prendendola in giro) Scusi... e il per cento sugli utili?

TERESA

Settemila e novecento franchi sul libretto della Cassa di risparmio di Milano! La mia Dorina dice che sono avara... Sì, voglio bene a questo [140] denaro... povero Guglielmo!... è il frutto delle sue fatiche, destinato al frutto delle mie viscere.

LUIGI

(è rimasto un po' sorpreso e un po' commosso) Sì... vero.

MARCHESA

(ridendo, per andarsene) Venga con me: lei si mette in viaggio, e la sera comincia ad essere freschino. Io avrei un mio vecchio paltò da darle, se le va bene.

TERESA

(confusa) Signora Marchesa, quanta bontà e... (a Luigi) Scusi, sa...

LUIGI

Faccia pure.

TERESA

(avvicinandosi alla marchesa, piano) È sempre contenta, non è vero?

DORINA

(attraversa il giardino lentamente; ha un ombrellino aperto, e un libro in mano. Finge di leggere, ma poi guarda verso la sala e veduta la Marchesa si dilegua. Gli altri non la vedono).

MARCHESA

Basta che il maestro Costantini, e anzi glielo dica, non le faccia perdere il capo, col talento e colla bella voce.

TERESA

(vivamente: contenta) Anche al maestro ha fatto impressione? Tutti quanti ne restano incantati!

[141]

MARCHESA

E va bene, ma una cosa o l'altra. — O fa l'istitutrice o si dedica alla musica. — Io ho creduto bene di avvertirla, perchè da qualche tempo mi sembra un po' distratta.

TERESA

Non dubiti, signora Marchesa. Anche poco fa mi diceva che è tanto contenta, tanto felice di trovarsi in casa sua e che vuol tanto bene alla signorina Adele. Se è distratta un pochino, in questi giorni, la compatisca: ha qui la sua mamma, la sua vecchietta; ma io me ne vado (si commuove), anche per ciò è meglio che me ne vada, e la mia Dorina non avrà più distrazioni e tornerà buona come prima.

[142]

SCENA V.

Niccolino, rientra dalla porta per la quale era uscito e si avvia verso la comune, e DETTI.

MARCHESA

(a Niccolino) Si ferma dunque a pranzo?

NICCOLINO

Chi?

MARCHESA

(vivamente) Don Filippo!

NICCOLINO

Ah, me n'ero dimenticato! (per uscire) Vado subito!

MARCHESA

(c. s.) Adesso mando io. (frenandosi, con comicità) Non voglio affaticarti troppo! (lo prende per una mano e lo fa sedere sul canapè) Bravo: così. (gli asciuga la fronte col fazzoletto) Hai tanto bisogno di riposo! (guarda Luigi con intenzione, per fargli capire di parlare subito a Niccolino — poi a Teresa). Venga con me, signora Teresa. (La Marchesa e Teresa v. v.)

[143]

SCENA VI.

Luigi e Niccolino, poi Dorina.

NICCOLINO

(uscita la Marchesa, si alza per correr fuori: Luigi lo ferma).

LUIGI

Devi uscire? Ti accompagno.

NICCOLINO

(vivamente) Non importa. Volevo vedere Francesco: il morello è un po' riscaldato.

LUIGI

Tua madre, mi ha fatto un certo discorso...

NICCOLINO

Oh, oh! La genitrice? affari seri?

LUIGI

No, niente di serio. Tua madre, sicuro (cercando le parole), è una bravissima donna che... che ti vuol molto bene ed ha un solo pensiero, (lo accarezza) la tua felicità!

NICCOLINO

Avanti!

LUIGI

Dunque la zia avrebbe pensato, e ottimamente... (cambiando tono, confidenzialmente ed affettuosamente) Ti piacciono i milioni?

NICCOLINO

No.

LUIGI

(respingendolo) Va via!

[144]

NICCOLINO

Perchè mi fai questa domanda?

LUIGI

Perchè tua madre ne ha due, a tua disposizione. (Niccolino e Luigi si guardano e sorridono).

NICCOLINO

Un matrimonio?

LUIGI

Un gran matrimonio.

NICCOLINO

(crollando il capo) Niente!

LUIGI

Come? Niente!?

NICCOLINO

(canterellando) Non ne facciamo niente!

LUIGI

Ma non sai ancora di chi si tratta.

NICCOLINO

In proposito ho altre idee.

LUIGI

Tu?

NICCOLINO

Sì, e volevo anzi parlartene, perchè mi devi preparare il terreno con mia madre.

LUIGI

Preparare il terreno? Anche a te? — Senti, invece, io ti darò un consiglio.

NICCOLINO

Troppo tardi. (guarda verso il giardino).

[145]

LUIGI

(un po' inquieto) Troppo tardi?

NICCOLINO

La mia risoluzione è irrevocabile.

LUIGI

(contento) Ah non si tratta altro che di una risoluzione?

NICCOLINO

Ir-re-vo-ca-bi-le!

LUIGI

E tua madre che ti credeva ancora... Ma cosa vai a pensare?

NICCOLINO

Se ci pensa la mamma a darmi moglie, posso averci pensato anch'io!

LUIGI

La zia è una donna di testa. Essa provvede alla tua felicità vera e duratura.

NICCOLINO

Io sono un uomo di cuore e la mia felicità la voglio a modo mio.

LUIGI

Pensa, un matrimonio quasi principesco!

NICCOLINO

Peggio! Io non sono fatto per le rappresentanze ufficiali!

LUIGI

Due milioni, Niccolino!

NICCOLINO

(prendendolo sotto braccio confidenzialmente) Due [146] occhi... e un tesoro di bontà, di bellezza: tutte le soddisfazioni della mente e del cuore.

LUIGI

Magre soddisfazioni! — Ma già, alla tua età... Sei ancora un ragazzo!

NICCOLINO

(vivamente) Non seccarmi col ragazzo! — Che importa a me dei milioni e del matrimonio principesco? Ma non sai che si vive una volta sola? Ma non sai che tutto ciò non è altro che una grande seccatura? Io voglio vivere in campagna; a Milano mi annoio. Non voglio saperne di rumore, di gente, di bataclan! Io amo la quiete, il riposo, e non ho ambizioni! Mi piace vivere con tutti i miei comodi; i miei cavalli, un buon cuoco e infischiarmene del mondo intero! Guarda gl'inglesi: quella è gente che sa vivere.

LUIGI

Sicuro, e per questo apprezzano molto il vile metallo.

NICCOLINO

Per i miei desiderï sono ricco abbastanza.

LUIGI

Oggi, forse, ma domani? Eh caro mio, bisogna avere studiato come me le piaghe del nostro paese; le misere condizioni dell'agricoltura...

NICCOLINO

Io ho studiato la mia condizione, e la mia agricoltura: non ci sono poi tante piaghe! Del resto, teniamo la buona occasione in famiglia: cedo a te i due milioni e il matrimonio principesco.

[147]

LUIGI

(vivamente) No!

NICCOLINO

Tu pure sei un povero d'Italia, come dice la mamma.

LUIGI

(cambiando tono di voce) Sì, ma io non sono un bel ragazzo, e non sono amato.

NICCOLINO

(con meraviglia) Amato?

LUIGI

Alla follia!

NICCOLINO

(a poco a poco prendendovi interesse) Una che mi ama?... alla follia? e senza che io lo sappia? (Dorina intanto torna a girare nel giardino guardando verso Niccolino, guardandosi attorno, coll'aria di chi ha un appuntamento).

LUIGI

Una passione segreta, romantica, ma ardentissima!

NICCOLINO

Chi è? Viene dalla mamma?

LUIGI

Non credo.

NICCOLINO

Mi vede sovente? Dove?

LUIGI

Ti ha veduto tre volte: è bastato. Alla prima rimase subito colpita: le altre due... (sospirando) povera ragazza!

[148]

NICCOLINO

Che sciocchezze! Ma dimmi chi è? (lusingato)

LUIGI

Indovina.

NICCOLINO

(si ficca la lente negli occhi, e alza il capo per pensare. Pausa: domandando) Bionda?

LUIGI

A' peu-près.

NICCOLINO

Bruna?

LUIGI

À peu-près.

NICCOLINO

Bella?

LUIGI

In questo, sai... i gusti. (subito) Bella! Bel tipo!

NICCOLINO

A te piace?

LUIGI

Io?... la trovo piccante!

NICCOLINO

Insomma dimmi chi è: tanto, lo devo sapere!

LUIGI

Buona, intelligentissima; conosciuta da vicino, poi, guadagna immensamente: è la Giu...lietta Monleone!

NICCOLINO

La Monleone? Scherzi?

LUIGI

Se scherzo io, non scherza la mamma.

[149]

NICCOLINO

(rimane un istante colpito, poi a mano a mano con furore crescente) E tu, per fare la corte alla mamma, hai potuto accettare un incarico simile?

LUIGI

Anzi, me ne tengo onoratissimo!

NICCOLINO

E hai il coraggio di trovare piccante quella...

LUIGI

Niccolino!

NICCOLINO

Ipocrita!

LUIGI

Niccolino!

NICCOLINO

Falso amico!

LUIGI

Ho parlato per il tuo bene!

NICCOLINO

Per il mio? — Per il tuo! — Per avere l'appoggio della mamma nelle elezioni!... Oh, ma invece ti servirò io per domenica! (sottovoce) Dirò io a tutti, il bel mestiere che fai.

LUIGI

(spaventato) Andiamo, via!

NICCOLINO

Non ti basta dunque che don Filippo, il farmacista, il brigadiere, il sacrista, il segretario comunale e perfino il signor Giuseppe vadano in giro per il collegio a importi. (forte) E i cinque franchi? E l'omnibus? E la colazione?

[150]

LUIGI

Non seccare, e non gridar tanto. C'è la signorina Dori che può sentire!

NICCOLINO

La Dori! (chiamandola) Signorina Dori! Signorina Dori!

LUIGI

(fermandolo per un braccio) Perchè la chiami? abbiamo ancora da discorrere!

NICCOLINO

Perchè? perchè mi hai rivoltato; e lo dirai a mia madre. Voglio essere padrone di me! (va sulla comune, chiamandola) Signorina Dori! (ritornando) Ah, sposare io quella... — Va via! Io voglio bene alla Dori e sarà mia moglie.

LUIGI

(spaventato) Sei matto da legare!

[151]

SCENA VII.

Dorina e DETTI; poi la Marchesa.

DORINA

Mi ha chiamato, marchesino?

LUIGI

(per farla andar via) No, no, signorina.

NICCOLINO

(allontanando Luigi e prendendo affettuosamente le mani di Dorina: a Luigi) Tu e mia madre mi credete sempre un ragazzo, ma non lo sono più!... So benissimo quello che dico e so benissimo quello che voglio!... Mentre tu e mia madre volevate darmi moglie... io ottenevo finalmente un colloquio dalla signorina.

DORINA

(spaventata) No... non è vero, mio Dio!

LUIGI

(guarda tutti e due con grande stupore).

NICCOLINO

E sai che le volevo dire? (a Dorina) Le volevo dire tutto ciò che, del resto, essa deve aver capito da molto tempo... da tanto tempo!

DORINA

Ma, signorino, si calmi, rifletta un po': che cosa dovrà pensare Don Luigi?

LUIGI

(a Dorina) Che è matto: matto da legare!

[152]

DORINA

(a Niccolino) Ma che cosa è successo?

NICCOLINO

Che cosa è successo? (ride con amarezza, guardando Dorina: poi a Don Luigi esaltandosi sempre di più) Io ti sono riconoscente di avermi spinto alla ribellione! Sei tu, che mi dai la forza di parlare. Oh, mia madre deve essere molto soddisfatta del suo... agente matrimoniale!

LUIGI

Niccolino!

NICCOLINO

Ebbene, va, va e di' a mia madre che le obbedirò e prenderò moglie... ma, eccola! l'ho scelta io, secondo la mia inclinazione.

DORINA

Signorino!

LUIGI

Non dico di no! (con galanteria, a Dorina) Sarebbe anche la mia inclinazione.

NICCOLINO

(a Dorina con slancio) Sì, io sono innamorato di Lei: le voglio molto bene, le voglio tutto il bene che ella si merita, e sarà mia moglie!

LUIGI

(vivamente) Se continui mando a chiamare tua madre.

DORINA

Dio mio, la signora Marchesa!

LUIGI

(a Dorina) Lei, signorina Dori, che merita davvero [153] tutto ciò che le ha offerto mio cugino, capirà, perchè sia degno di Lei, deve esser offerto da chi ha la testa a posto, ed è padrone delle proprie azioni.

DORINA

(a Niccolino) Sì... Don Luigi parla benissimo.

LUIGI

Precisamente! E tu la comprometti in faccia alla zia, a tutti!

DORINA

(con un grido) La signora Marchesa, Dio! sapesse, se potesse credere che ho abusato della sua fiducia, della sua bontà!

LUIGI

Le faresti perdere il posto.

NICCOLINO

Vorrei vedere!

DORINA

E la mamma? la mia povera mamma?!

LUIGI

Ecco a che cosa puoi esporre la signorina co' tuoi impeti e colle tue smanie.

NICCOLINO

Anche lei dunque, signorina Dori, non mi crede? Anche lei non crede al mio coraggio? Anche lei mi crede ancora un ragazzo?

LUIGI

Ma pensa prima di parlare, insensato!

NICCOLINO

Insensato, sfido io! (a Dorina) Sa che mi vorrebbero far sposare la Monleone?... quella che chiamano il dromedario?

[154]

DORINA

(con dolore, subito represso) Ma non sarà, anzi... certo non è... che una semplice proposta (balbettando). La signora Marchesa le vuol tanto bene: è la sua mamma.

NICCOLINO

Mia madre?... lei non la conosce. (a Luigi) Non è vero che è una testa dura?

LUIGI

E... è... savojarda!

DORINA

Ad ogni modo non si deve fare nè oggi nè domani

NICCOLINO

Oh per questo non si farà mai!

DORINA

(con molta dolcezza) No: non dica così... e vedrà... col tempo... tutto dipenderà ancora da lei. Ma intanto, marchesino... Don Luigi, la supplico che nessuno possa mai supporre che io abbia avuto in animo di meditare un intrigo per raggiungere una posizione troppo al di sopra del mio stato. Creda, ciò che io provo, oltre allo stupore, alla maraviglia, è un senso di sgomento. Io ero tanto felice, e adesso...

LUIGI

Sicuro che... è una condizione un po' difficile!

DORINA

Ella mi obbliga a lasciare la sua casa, dove ho trovata tanta bontà.

NICCOLINO

(vivamente) Lei resterà qui, come prima. Si ricordi [155] che lo voglio! Non le parlerò più di... niente. Soltanto non dimentichi mai, come non dimenticherò io, quanto le ho detto e promesso.

LUIGI

Ma...

DORINA

(timorosa) Io...

NICCOLINO

È un impegno reciproco, finchè mia madre potrà ancora opporsi legalmente alla mia volontà. — Soltanto restiamo intesi: (a Luigi) della Monleone non voglio più sentirne parlare. — Lo farai capire alla mamma esplicitamente. Anzi le parlerò io, e subito! Giuseppe! Giuseppe!

LUIGI

Che vuoi?

DORINA

Cosa fa? Marchesino!?

NICCOLINO

Voglio sapere dov'è la mamma: le voglio parlare sul momento!

MARCHESA

(entrando dalla porta di fianco) Eccomi, Niccolino, che c'è?

[156]

SCENA VIII.

La Marchesa e DETTI.

(Luigi e Dorina rimangono sorpresi e inquieti. Niccolino si allontana intimidito e senza parlare).

MARCHESA

(Si avanza lentamente: guarda Luigi - guarda Niccolino, Dorina, e si ferma fissandola).

MARCHESA

(a Dorina) Scusi, ma lei dove ha lasciato l'Adelina?!

DORINA

(confusa, tremante, s'inchina per andarsene).

NICCOLINO

(sforzandosi per essere forte). L'ho chiamata io!

MARCHESA

(a Niccolino) Non volevi parlarmi sul momento?

NICCOLINO

Voglio dichiararti... siccome Luigi mi ha detto tutto della Monleone, così... ti rispondo che io... — No, no, e poi no! (pesta i piedi, e si butta, piangendo di dolore e di rabbia, sul canapè).

MARCHESA

(guarda Luigi che fa un gesto - breve pausa - poi a Luigi) Va un momento, a cercarmi la signora Teresa. È andata a prepararsi per partire. Che non parta prima di venire da me.

[157]

LUIGI

(avviandosi per uscire, guarda Dorina e fa capire che gli piace) Non c'è che dire: è una bella inclinazione!

MARCHESA

(a Dorina) Scusi, signorina. (Dorina si ferma - Luigi va via) (a Niccolino) Sei stato da don Filippo? — Ho dimenticato di mandare.

NICCOLINO

Lo dirò a Giuseppe.

MARCHESA

Ha da fare, adesso: ti prego, vai tu. In quanto poi al discorso che ti ha fatto Don Luigi, ne riparleremo più tardi. (Con violenza, spingendo Niccolino come un ragazzo) Va, va da don Filippo!

NICCOLINO

(con significazione per Dorina) Vado, e torno.

MARCHESA

Bravo!

[158]

SCENA IX.

Marchesa e Dorina.

MARCHESA

Mi dica, signorina, mio figlio avrebbe qualche volta mancato di riguardo verso di lei?

DORINA

Signora marchesa...

MARCHESA

Lo dica francamente, perchè, in tal caso, saprei tenerlo a dovere! — Ha visto, anche un momento fa? Pestava i piedi, s'infuriava... — Non vorrei alle volte che approfittando della mia (sorride) cecità materna, le avesse tenuto qualche discorso da sventato!

DORINA

No, mai, signora Marchesa!

MARCHESA

Non lo difenda: è inutile. È meglio anche per lei che mi dica tutto. — Sa che Don Luigi gli doveva fare un discorso molto serio per conto mio. — Lo sa?

DORINA

No... non saprei...

MARCHESA

Si tratta del suo matrimonio.

DORINA

(fa un movimento).

[159]

MARCHESA

Che io voglio si faccia per il suo bene e che si farà. Mio figlio, fino ai venticinque anni, per ammogliarsi deve dipendere da me. La legge in questo provvede ottimamente. Ma scusi, come mai non ne sapeva nulla, se era qui, e discorrevano insieme? Anzi, vorrebbe spiegarmi come mai lei si trovava qui?

DORINA

Passavo, per caso e... mi hanno chiamata.

MARCHESA

L'ha chiamata Niccolino, sfogandosi contro di me?

DORINA

Era un po' inquieto, esaltato...

MARCHESA

E lei che cosa gli ha detto per calmarlo?

DORINA

Gli ho detto... che la signora marchesa, tanto buona, non... non avrebbe mai voluto renderlo infelice.

MARCHESA

Benissimo! Ma da quando è cominciata tutta questa grande amicizia tra lei e mio figlio? Perchè anche lei mi pareva agitata, commossa, e lo è ancora?

DORINA

Non è vero, no! ma la signora marchesa mi parla in un certo modo... si direbbe quasi che ella dubita di me, mentre io sono pronta a giurare, sul mio onore...

[160]

MARCHESA

(interrompendola, sorridendo) Che non ha mai accettato le dichiarazioni di Niccolino? D'accordo (ridendo) e ha fatto bene (seria). Offendevano la sua serietà e la sua onoratezza. Ha fatto male, invece, a non aver confidenza in me; a non dirmi tutto, subito. Io avrei fatto una buona lavata di capo a mio figlio, oppure, lo avrei mandato a viaggiare per qualche mese.

DORINA

Il signor Marchesino ha sempre avuto tutto il rispetto...

MARCHESA

Oh, nelle forme, non ne dubito. — Me lo diceva anche Don Luigi, del resto, che Niccolino aveva una grande simpatia per lei, e non può negarlo.

DORINA

Ha sempre avuto, molta bontà...

MARCHESA

Oh per bontà, è buonissimo: ma è ancora un ragazzo! Per questo s'è messo a farle la corte: — no? I fiori?... qualche poesia:

DORINA

Mai...

MARCHESA

Ah già, i versi, anche brutti, costano fatica! — Ma, mi promette di dirmelo, se indovino? Scommetto che le ha parlato di qualche suo progetto di matrimonio per quando sarà libero dalla mia autorità?

[161]

DORINA

(Smarrita, vinta, tremante, vuol balbettare qualche parola, ma non sa dir nulla, le lacrime le chiudono la gola).

MARCHESA

Ha fatto male a non dirmi tutto.

DORINA

È... stato... sol... tanto (dà in uno scoppio di lacrime e si lascia cadere sopra una seggiola vicino al tavolino: piange dirottamente singhiozzando - pausa).

MARCHESA

(fa qualche passo lentamente per la scena, poi si ferma dinanzi a Dorina) Capirà, signorina Dori, oramai è necessario che lei ritorni a Lugano con sua madre.

DORINA

(alzandosi vivamente) Mi manda via?! Ah la mamma!... Dio mio!... Povera mamma!... Ma creda, signora Marchesa... non ho proprio nessuna colpa...

MARCHESA

Lo credo, lo credo, signorina, e anzi troveremo il modo di salvare le apparenze e di risparmiare questo gran dolore alla signora Teresa. — Appunto, il suo bel talento; la sua inclinazione per la musica. La vita dell'istitutrice le pesa troppo. La sua passione è invincibile: vuol mettersi a studiare ed io non troverò ragione per contrariarla. La facciamo chiamare?

[162]

DORINA

No, no, mi perdoni, signora Marchesa! Non dirò più una parola. Non mi mandi via così: perdono!... perdono!

MARCHESA

Io non la mando via: è lei che vuol andarsene, che trova conveniente, che trova necessario di andarsene. Rincresce anche a me di perderla, perchè mi è simpatica e cominciavo a volerle bene, ma capirà, fra lei e mio figlio non posso esitare, e devo dunque separarmi da lei. Vuol aspettarmi qui? Andrò io stessa a cercare sua madre e a parlarle. Oh, ma eccola appunto, eccola qui, con Don Luigi, la nostra cara signora Teresa!

[163]

SCENA X.

Teresa, Luigi e DETTI.

TERESA

(entra sorridendo e contenta per il paltò nuovo regalatole dalla Marchesa) (alla Marchesa). Guardi come mi sta bene! Sembro anch'io una signora! — Dorina, ringrazia la Marchesa, tanto buona. Cos'hai?... piangi?... Dio mio, cos'è successo?

DORINA

(si butta nelle braccia di Teresa) Mamma... mamma... andiamo via!...

TERESA

Andar via?... Dorina?... ma che cosa è successo?

MARCHESA

È una risoluzione improvvisa da parte della signorina, e che non la deve maravigliare.

TERESA

Io invece le dirò, che mi meraviglio moltissimo! Per niente non si piange... — e cosa c'è da piangere?

MARCHESA

È un po' commossa per dover lasciare l'Adelina, alla quale è tanto affezionata. Essa insomma non si sente più di fare l'istitutrice; la sua vocazione è più forte di lei: il maestro Costantini ha vinto. — Che cosa le dicevo poco fa? (a Dorina) Non è vero?

[164]

DORINA

(con un filo di voce) Sì...

TERESA

Ma poco fa, Dorina diceva a me che era felicissima di stare nella sua casa e che avrebbe voluto restare qui tutta la vita! (a Luigi) Si figuri, non aveva tempo nemmeno di accompagnarmi alla stazione! — Ma Dorina! (alla Marchesa) Signora Marchesa, non mi lasci in pena, mi dica tutto! — Infine, ho il dovere, ho il diritto di saper tutto! (vedendo che la Marchesa e Dorina continuano a tacere, domanda alla Marchesa risolutamente) Perchè ha licenziato mia figlia?

LUIGI

(si mostrerà molto sollecito, molto premuroso per Dorina e le sta sempre vicino) Si calmi! (alla Marchesa) Zia, non bisogna agire... con troppa precipitazione.

TERESA

Dorina — guardami, Dorina: guarda la tua mamma! (si guardano, si abbracciano) (alla Marchesa, cambiando tono) Resta inteso che me la porto via; me la porto via subito e volentieri. Ma voglio sapere prima in che cosa mia figlia ha mancato. Voglio saperlo!

MARCHESA

Le ripeto che non sono io: è sua figlia che trova conveniente e necessario di andarsene. Le dichiaro che conserverò sempre molta stima e molta affezione per la signorina Dori, la cui condotta, mandi pure per le informazioni che [165] lo dirò a tutti, è sempre stata ottima sotto ogni rapporto. Soltanto, come mi faceva notare Don Luigi...

LUIGI

Io?!

MARCHESA

(continuando) essa è troppo giovane e troppo bella, e Niccolino è troppo un ragazzo senza testa. Prima non ci avevo pensato; ho dovuto pensarci adesso. (a Teresa, sorridendo) Sciocchezze senza nessuna importanza. Sua figlia è un tesoro: la tenga molto da conto.

TERESA

(a Luigi) Lei almeno, che è tanto buono, mi dica...

LUIGI

Le dirò anch'io come la zia: la sua figliuola è un vero tesoro!

[166]

SCENA XI.

Niccolino e DETTI.

NICCOLINO

(entra di corsa) Non ho trovato nessuno...

TERESA

(trascinando via Dorina) Andiamo, Dorina, andiamo via!

NICCOLINO

Come? lei... — partire? (guardando spaventato Dorina).

TERESA

Sì: colla sua mamma.

NICCOLINO

No! non voglio!

MARCHESA

(a Dorina, andandole vicina e baciandola) Un bacio, cara signorina Dori; e venga a dare un bacio anche all'Adele!

DORINA

(singhiozzando) Sì... sì...

(Dorina si avvia seguita dalla Teresa e dalla Marchesa, la quale la spinge verso la porta, ma sempre con molto garbo, sorridendo).

NICCOLINO

(guarda smarrito tutta la scena, poi quando Dorina fa per uscire, Niccolino fissando la Marchesa le dice in tono di sfida) Ah, vuoi?... (corre gridando verso Dorina) Signorina Dori!

[167]

LUIGI

(trattenendolo) Animo; via!

NICCOLINO

Si ricordi!... sempre!...

DORINA

(nell'uscire, singhiozzando, dà un'occhiata a Niccolino).

(Teresa e Dorina v. v.)

MARCHESA

(voltandosi e avanzandosi, mentre fissa Niccolino e lo costringe a indietreggiare) Ricordarsi di che cosa? Che sei stato tu a farla scacciare?

NICCOLINO

Ma... infine... mamma...

MARCHESA

E devi ringraziarmi per il suo bene e per il tuo! (a Luigi) Non ho ragione?

LUIGI

Pienamente!

FINE DELL'ATTO PRIMO.

[168]

ATTO SECONDO

Salotto in casa Costantini, che serve anche di camera da letto della signora Isabella. Quando si alza la tela è tutto in disordine. In mezzo alla scena un tavolino con piccolo specchio, pettini, ecc. Dinanzi al tavolino una seggiola greggia di cucina; appesi alle pareti ritratti di artisti, e corone d'alloro con nastri stinti. Porte e finestre spalancate.

SCENA I.

La signora Isabella — Una voce dal basso, poi Dorina.

ISABELLA

(cantarellando, finisce di spazzare, mette a posto il catino, il tavolino: poi va alla finestra e chiama) Signor Domenico! Signor Domenico!

VOCE

(dal basso) Ehi!

ISABELLA

Mi dà una mano stamattina?

VOCE

(c. s.) Non posso! Sono solo alla porta!

[169]

ISABELLA

In malora, brutto rospo! (forte) Grazie lo stesso, signor Domenico! (sempre cantarellando accomoda il letto, poi prende uno strofinaccio e leva la polvere).

DORINA

(vestita molto modestamente, abito nero di lutto; paltò di colore, col lutto sul braccio) Buon giorno.

ISABELLA

Brava, giusto in punto per aiutarmi a mettere in ordine tutta la baracca! (butta lo strofinaccio sul canapè, e aiutata da Dorina porta il letto dietro il paravento: intanto continua a parlare) Così, con un po' di sgobbamento si fa senza della serva! (facendosi seria e guardando Dorina) Va ora dal Businello?

DORINA

Bisogna risolversi...

ISABELLA

Sicuro: domani scade la cambiale del Ripamonti. (con un'alzata di spalle) Su, su, allegri e niente paura! Non le ho detto? ho fatto un sogno tutto pieno di maschere: abbondanza e prosperità. Non sbaglia mai! Nell'81?... quando ho avuto quel successone strepitoso nella Favorita? Bene: avevo sognato per due notti consecutive di essere al gran veglione della Fenice! — E si ricordi, col Businello: un po' di bella maniera. Perchè non si è messa il paltoncino noisette, che le fa la vita più slanciata? — E bisogna ridere, scherzare e senza far musi, mi raccomando.

[170]

DORINA

Non lo posso soffrire.

ISABELLA

Invece l'impresario le farebbe il Florindo volentieri.

DORINA

È per questo, forse che si permette un certo linguaggio, che non mi accomoda niente affatto!

ISABELLA

Ma anche lei ha il torto di essere troppo selvatica, e colle cambiali da pagare (sospira) bisogna aver pazienza! — Anch'io mi vanto di essere una gentildonna e un'artista, ma non sono mai stata villana con nessuno! Siamo onesti: è la mia bandiera; ma l'onestà delle donne sta nel tutto promettere e niente mantenere!

DORINA

Non domando l'aiuto di nessuno.

ISABELLA

Questo va benone, ma la politica col Businello! (confidenzialmente, sospirando) Sulla cambiale del Ripamonti ha la sua firma anche lei. Se si può annunziare il debutto, tutti si calmano, se no, la famiglia Costantini è nel bel mezzo di una strada.

DORINA

(facendo un movimento, a mezza voce, quasi tra sè) Mi avessero lasciata a casa mia...

ISABELLA

A casa sua? Sola? Solinga, errante e misera!

DORINA

(si turba, si commuove e abbassa il capo).

[171]

ISABELLA

Esposta a tutti i pericoli, senza il fondamento di farsi almeno una posizione stabile e brillante.

DORINA

(sospirando) Sono oggi... quattro mesi...

ISABELLA

Povera signora Teresa!... (cambiando tono) Su, allegri, che sta meglio di noi. Nel campo Eliso non vi sono spasimi nè malinconie! Gran disgrazia, sicuramente, come quella del Martignoni che le ha fatto sparire due mila lire promettendo di farla figurare sul cartellone del Carlo Felice! — Ladro! — Ma per questo col Businello niente pericoli: ladro come l'altro durante le trattative, ma poi, messo il nero sul bianco, un vero cavaliere!

DORINA

Chi sa quali condizioni...

ISABELLA

Oggi si accetta tutto quanto: una volta poi lanciata sul teatro, Ernani involami e... maramèo!

DORINA

Sarebbe un agire disonesto.

ISABELLA

Onesto cogli onesti, ma coi sicari?

DORINA

E se proprio non si potesse combinare?

ISABELLA

Bisogna, cara, bisogna combinare assolutamente: a meno che non avesse dell'altro in vista... (insinuante) [172] Quel bel signore, così compito, che abbiamo incontrato una sera sul Corso e che ci ha voluto accompagnare fino a casa?

DORINA

Don Luigi d'Albano?... È a Roma. E poi, per qual ragione?

ISABELLA

Oh Dio! Per cavalleria! E... l'amico? (Dorina si turba) «Di quell'amor ch'è palpito?»

DORINA

Non ne so più niente e non so dove sia. Dev'essere in viaggio con sua madre.

ISABELLA

Fa un gran girare tutta questa gente!

DORINA

La prego, non me ne parli più!... mai più!

ISABELLA

Eh, adesso, non me ne parli più!... Ma i primi giorni....

DORINA

Le ripeto che non so dove sia; che non ne so più niente!

ISABELLA

Gli ha scritto: due volte le ho portate io le lettere alla posta.

DORINA

Non le avrà ricevute.

ISABELLA

Basta; speriamo; il maestro è andato a parlare col Businello e col Ripamonti. Ma già, avrà mangiato coll'uno e bevuto coll'altro. Oh, giusto in punto! — Serva, lustrissimo!

[173]

SCENA II.

Il Maestro: mustacchi e pizzo. Cappello a cilindro; vestito nero, ma sdruscito. Pelliccia pure sdruscita con gran bavero. Fermo sulla porta, batte forte coi piedi per terra, indicando col bastone le finestre aperte. Isabella corre a chiudere le finestre. Poi il Maestro, senza muoversi, accenna alla porta che mette in cucina. Isabella corre a chiudere anche la porta.

ISABELLA

(correndo vicino al Maestro che si avanza piano) Sei stato dal Businello?

MAESTRO

(accenna di sì col capo).

ISABELLA

E dal Ripamonti?

MAESTRO

(c. s.)

ISABELLA

E hai combinato qualche cosa?

MAESTRO

(accenna di no c. s.)

ISABELLA

E allora?

MAESTRO

(con voce lenta e debolissima) L'impresario Businello... (accenna col bastone Dorina).

[174]

ISABELLA

Vuol parlare colla signorina? Sta bene; ma non ti ha detto niente relativo alle condizioni?

MAESTRO

(accenna di no e indica col bastone Dorina) Subito al camerino.

ISABELLA

(arrabbiata, rifacendolo) Al camerino! — (a Dorina) È meglio non perdere tempo: al camerino del teatro; sa? dove siamo state insieme quella volta dal Martignoni?

DORINA

Sì, sì, vado. Bisogna finirla... mi sento morire.

ISABELLA

Animo, animo; con tanta facilità morirà nelle opere!

MAESTRO

(sempre colla voce debolissima, salutando Dorina colla mano e con un sussiego affettuoso. Mentre parla, leva dalle tasche ampie della pelliccia due grossi pacchi di roba) Le ricordo ancora, per una volta, è il contegno che si deve tenere: cortesia, affabilità e bell'incedere (indicando un pacco a Isabella) C'è burro in casa?... (non aspetta la risposta e continua) I tempi sono mutati... e i cantanti... pure... Oggi la voce vale sicut et in quanto... dell'odierna melopea non è che un ingrediente... secondario. — Ella invece ha persino della voce.

DORINA

(è andata via).

[175]

ISABELLA

(che la seguita fino sulla porta le grida dietro) E chiuda la porta, in fondo alla scala...

MAESTRO

(s'interrompe: vede che Dorina è uscita e scioglie uno dei cartocci borbottando:)

Voce dal sen sfuggita

Più richiamar non vale...

(all'Isabella che ritorna, mostra trionfalmente uno zampone) Il caro amico Cimozza... è tornato ieri sera da Pietroburgo: ha fatto una stagione d'oro! (mostra degli asparagi; colla mano fa segno che sono costati dieci lire).

ISABELLA

Dieci lire? nelle presenti strettezze? Sardanapalo!... Anche i pranzi!

MAESTRO

(accenna col capo che non è un gran pranzo, e colle dita che ci sono tre sole portate).

ISABELLA

Il lesso, lo zampone, gli asparagi... — E la minestra?

MAESTRO

(fa un gesto che l'altra capisce subito).

ISABELLA

I maccheroni alla veneta?

MAESTRO

Coll'acciuga... fanno bene... (si tocca la gola) assai, e piacciono molto al caro amico Cimozza... Porta lui il vino... un barolo (indica colla bocca e colle dita che è profumato; — poi con tenerezza) gentiluomo... perfetto...

[176]

ISABELLA

(appassionandosi anche lei) E un po' d'antipasto, con due dita di vino bianco? Attaccarsi di colpo ai maccheroni, come i plebei?

MAESTRO

(cogli occhi sfavillanti) Bianco... secco!

ISABELLA

(tornando ad arrabbiarsi) Ingordo, goloso, coi debiti da tutte le parti non pensare ad altro che alla pappatoria! E perchè non hai insistito per sapere qualche cosa dal Businello?

MAESTRO

(si fa serio e mesto).

ISABELLA

(inquietissima) Non vuole?

MAESTRO

(sospira crollando il capo).

ISABELLA

Condizioni impossibili? (il Maestro accenna affermativamente) Per lei o per noi?

MAESTRO

(Sempre mestissimo, in tono lamentevole) Condizioni da innamorato; le condizioni fatte dall'Americano alla Ines Bellinoff.

ISABELLA

Eh? sul serio?

MAESTRO

(sospira con rassegnazione cupa: battendosi colla mano sul cuore) L'amore anche negli affari... Ha troppo cuore il Businello!

[177]

ISABELLA

Cinque anni senza prendere un soldo?

MAESTRO

Sicuro: e durante i cinque anni, dovrebbe convivere con lui. La sua signora è al Brasile; — la Bellinoff aveva accettato.

ISABELLA

Grazie; ma la Dorina, ha sempre quell'altro per il capo! E il Ripamonti? — Duro, quel mostro?

MAESTRO

(movimento di dolore cupo e profondo) Inesorabile...

ISABELLA

Nemmeno una dilazione di quindici giorni?

MAESTRO

(con un brivido) Protesto!... Sequestro! (altro brivido) Destino tremendo! (si ode una scampanellata).

ISABELLA

Chi sarà?... magari un conto da pagare!

MAESTRO

(rasserenandosi) Il barolo dell'amico Cimozza...

ISABELLA

(mette lo zampone e gli asparagi sopra il tavolo e corre ad aprire).

MAESTRO

(prende una pastiglia, restando sempre in mezzo della scena).

[178]

SCENA III.

Luigi, Niccolino e DETTI.

ISABELLA

(di dentro) Oh che bella improvvisata! — Ho parlato di lei, tanto quanto colla signorina!

MAESTRO

(fa un movimento di mesta contrarietà perchè non è il vino del Cimozza).

ISABELLA

Quella sera, si ricorda? aveva promesso di venirla a trovare, invece, fu vano il desio! (entrano tutti — Luigi sempre eguale e Niccolino coi baffetti e con un'aria d'importanza).

LUIGI

Mah! sono stato legatissimo, a Roma.

ISABELLA

A Roma? — C'è la Sonnambula colla Donadio?

MAESTRO

Al Costanzi: e al Valle la Judich: oh, deliziosissima!

ISABELLA

Permettano, signori, che io faccia la presentazione del maestro Costantini, mio marito.

MAESTRO

(levandosi il cappello con gravità solenne) Onoratissimo di ricevere la loro bella visita... nella mia famiglia!

[179]

ISABELLA

(continuando la presentazione) Il signore... il nome non lo ricordo più, ma fa lo stesso. Sono amici della signorina.

MAESTRO

Onoratissimo (accennando alla gola, domanda il permesso di mettersi il cappello) Soffro... facilmente.

LUIGI

Faccia, faccia pure. Quell'organo prezioso, merita tutti i riguardi.

MAESTRO

Verissimo! (si copre).

NICCOLINO

(a Luigi, indicando Isabella) Non c'è male.

LUIGI

Cerchiamo di condurle al Dal Verme, poi si vedrà!

ISABELLA

(indicando il canapè) Ma prego, signori, si accomodino senza complimenti. (getta via lo strofinaccio che trova sul canapè) Quella mia cameriera è tanto disordinata; (sforzandosi per essere disinvolta, signorilmente) Favoriscano, prego: tanto quanto non mi vorranno levare l'incomodo finchè non torna la signorina!

MAESTRO

(nel frattempo, senza essere visto, avrà nascosto lo zampone e gli asparagi sotto il mantello: levandosi il cappello con gran dignità) Ho una lezione al Continental... una gran dama straniera...

[180]

LUIGI

Ma si figuri, non deve far complimenti, egregio signor Maestro!

MAESTRO

(c. s.) Allora... rimangano... colla mia signora.

LUIGI

Faccia pure! (scambio di saluti. Il Maestro va via. Isabella prende Don Luigi per mano e lo conduce verso il canapè e lo fa sedere).

ISABELLA

Lì!

LUIGI

(la tira giù a sedere, imitandola) Qui!

ISABELLA

(indicando Niccolino) Anche il suo amico!

LUIGI

Anche lui! C'è posto per tutti! — Senta, signora Isabella: noi siamo venuti qui con un grande progetto!

NICCOLINO

Stasera si va al Dal Verme (si riscalda un po' perchè l'Isabella non gli dispiace).

ISABELLA

A sentire la Dobrinsky? Bel divertimento!

NICCOLINO

Si ride.

LUIGI

E poi c'è il ballo! Prendiamo un palco: lei e la signora Dori si trovano là; io verrò più tardi, (con serietà ad Isabella) appena sarò libero. Ho la noia di un pranzo ufficiale.

[181]

ISABELLA

Tanto presto non potrei venire nemmeno io, perchè noi pure, oggi, abbiamo a pranzo il cavalier Cimozza. Non l'ha mai sentito? Canta sempre in Russia! è grande amico dello Czar!

LUIGI

Allora restiamo intesi così, e lei lo dice a nome nostro anche alla signorina.

ISABELLA

La signorina? (si fa seria e sospira) sarà difficile!

LUIGI

Cerchi lei di persuaderla. Le dica che il marchese Nicola è arrivato da Parigi...

ISABELLA

(interrompendolo vivamente) Il marchese Nicola? Niccolino? — Allora è lei il Niccolino della signorina?

NICCOLINO

Io?

ISABELLA

Il promesso sposo, volevo dire?

NICCOLINO

(con impeto) Promesso sposo?

ISABELLA

Insomma, quello che la voleva sposare: Edoardo, mi ha detto tutto. — Edoardo, quello che veniva alla sua villa a dare lezione di pianoforte alla sua sorellina!

NICCOLINO

(seccato) Che sorellina? Io non ho nè sorelline nè fratellini!

[182]

ISABELLA

Ah, come sarà felice quel caro angelo quando ritorna a casa! Non ha fatto altro che pensare a lei, ed aspettarlo colle lagrime e coi sospiri! Perchè non ha risposto alle sue lettere?

LUIGI

(guardando Niccolino, significativamente) Ti aveva scritto?

NICCOLINO

Io non ho mai ricevuto lettere...

ISABELLA

Tre; almeno tre le ho impostate io! — Bravo; è un uomo di cuore e di onore: così mi piace. Io poi le posso assicurare che la signorina ha sempre tenuto una condotta modello: può domandarlo anche al signor Domenico, il nostro portinaio. È vero che in casa nostra, col maestro Costantini, non si scherza!

LUIGI

Hai capito, Niccolino?

NICCOLINO

(seccato e inquieto) Ma io non so niente! È una combinazione: è stato lui; mi ha detto che la signorina Dori... (Luigi gli fa un segno: Niccolino s'interrompe):

ISABELLA

Non faccia misteri con me; il cuore lo conosco e lo compatisco. Io e il maestro abbiamo fatto un'immensità di sacrifici, prima di tutto perchè le vogliamo un bene dell'altro mondo e poi, un talento, una voce!... come la mia, prima che [183] facessi la bronchite: toccavo il sì, appena aprivo bocca! (scampanellata) Eccola, tanto quanto appena nominata! — Che giubilo per quell'anima benedetta!... Si nascondino, si nascondino in fondo che le facciamo un'improvvisata (Isabella cerca la chiave, poi esce).

LUIGI

(piano e rapidamente a Niccolino) Non mi hai detto la verità? L'hai riveduta ancora, dopo che tua madre l'ha licenziata?

NICCOLINO

No, te lo assicuro!

LUIGI

Allora sta attento, Niccolino: io credevo una cosa... molto diversa! Altro che andare a cena: se ti agguantano, non te ne liberi più!

NICCOLINO

(vivamente) Sei stato tu a seccarmi!

LUIGI

L'avevo vista in giro colla signora Isabella; era molto carina e dopo tre mesi di pensione dai Costantini la credevo... educatissima.

NICCOLINO

Andiamo via!

LUIGI

Non conviene, così, su' due piedi.

ISABELLA

(di dentro) Venga, venga a vedere signorina; e aspetti ad infuriarsi!

[184]

SCENA IV.

Dorina e DETTI.

DORINA

(turbata, irritatissima, senza vedere nè Luigi nè Niccolino) Il maestro e... e anche lei sapeva tutto!... perchè mi ha lasciata andare?

ISABELLA

La nostra delicatezza, capirà, non si voleva influire! Ma su allegri: il sogno delle maschere, signorina!

DORINA

Lei sapeva tutto!

ISABELLA

(interrompendola) Improvvisata 37, amore 49, arrivo inaspettato 15; (voltandola verso Niccolino) Guardi che bel terno!

DORINA

Oh! (gli corre incontro con uno slancio, poi si ferma timida, arrossendo) Signor marchese... (gli dà la mano) Come sono contenta!

ISABELLA

È confusa, palpitante. (prende la mano di Luigi e la preme sul cuore) Senta come anche a me certe cose... — Come batte! — Sente? — tum, tum, tum!

LUIGI

Sento!

[185]

DORINA

Grazie!... in questo momento... dopo che... (ha un brivido di ribrezzo) Grazie!... Grazie!...

ISABELLA

È appena arrivato, fresco fresco; è arrivato l'altra sera.

LUIGI

(per venire in aiuto di Niccolino) Ha viaggiato molto, e si è divertito moltissimo. Ha passato sei mesi a Parigi, tre mesi a Londra, poi Montecarlo. Vede come s'è cambiato? Non è più il nostro Niccolino di una volta; adesso è diventato un viveur di primo ordine; socio del Jokey-Club.

DORINA

(senza badare a Luigi, ancora tutta animata e confusa) E le mie lettere?... Quando le ha ricevute?

NICCOLINO

Non ho mai ricevuto niente.

ISABELLA

Tre quattro le ho impostate io!

DORINA

(colpita) Ma allora, come ha fatto a sapere che io ero a Milano?

NICCOLINO

Me lo ha detto Luigi... ieri, a colazione.

DORINA

(sempre più colpita, e con un'altra espressione) È stato molto buono, Don Luigi!

[186]

LUIGI

(tra sè) Ancora più carina. — Troppo carina!

NICCOLINO

Già: Luigi mi ha detto che lei era qui, in pensione, a studiare il canto per andare sul teatro e... siccome mi fermo un paio di giorni, si voleva combinare... si voleva passare la serata insieme.

DORINA

(rimane scossa vivamente dal tono e dalle parole di Niccolino) Ma...

ISABELLA

Al Dal Verme!

DORINA

(pallida, guarda fissamente Niccolino per studiarlo, per capirlo bene).

NICCOLINO

(a Dorina, come per accomiatarsi) Allora dunque... possiamo sperare?

DORINA

(ha un impeto d'angoscia: poi frenandosi) Vorrei mi fosse compiacente, signor Marchese: due parole sole.

LUIGI

(fa un cenno significativo a Niccolino come per dirgli: «attento, sei preso»).

NICCOLINO

(ha capito - forte, a Luigi) Allora con te... per quell'appuntamento coll'avvocato?

[187]

ISABELLA

Ne approfitto tanto quanto per andare a fare un pochetto di toilette!

DORINA

(teme che Niccolino vada via).

LUIGI

(carezzevole) Sì... lo lascio qui; (tra sè) ma tornerò per portarlo via! (forte) Già che sono a due passi, vado a fissare il palco per stasera, poi (a Niccolino) torno a prenderti per andare insieme dall'avvocato (guarda il suo orologio e fa un moto come per dire che è tardi) il tempo vola; sicuro! (sospira) Anch'io ho la conferenza di un mio collega sulla politica estera.

ISABELLA

(a Luigi) Allora se torna a prendere il suo amico non lo saluto nemmeno!

LUIGI

Benissimo. (la saluta colla mano, sorridendo; Isabella va via) (tra sè) Genere nazionale, ma simpatico! (a Niccolino) Dunque vado e torno. (avvicinandosi a Dorina, che si è seduta sul canapè la guarda e fa capire che gli piace: fra sè) Carina assai!... Tornerò (a Niccolino) Giudizio, bimbo mio (via).

[188]

SCENA V.

Dorina e Niccolino.

DORINA

(è sempre più confusa e turbata, quantunque voglia serbare un contegno gentile e signorilmente disinvolto. Niccolino tace qualche momento, si batte col bastoncino sulle scarpette, la guarda, poi ha un'alzata di spalle come per dire: «Oh infine, giacchè sono solo bisogna aprire il fuoco,» e si allunga sul sofà verso Dorina, esclamando):

NICCOLINO

Cara signorina Dori, come la rivedo volentieri! Come mi sono divertito in tutto questo tempo! — Si sta molto bene, sa, fuori d'Italia! (prende dalla tasca l'astuccio delle sigarette) Fuma una sigaretta, signorina?

DORINA

(alzandosi) No!

NICCOLINO

(restando seduto) Ma non le fa male?

DORINA

(con un tremito nella voce) Oh no, marchesino, faccia pure. (vuol sorridere e mostrarsi disinvolta, ma colle mani stringe nervosamente il fazzoletto).

[189]

NICCOLINO

(sorridendo sempre batte colla mano sul canapè per indicare dove Dorina deve sedersi) Qui... qui... venga qui a sedere.

DORINA

Sapesse... quanti dispiaceri ho avuto. — Quante disgrazie! Una sopra tutte. (forzandosi per vincersi, con effusione) E l'Adelina? Come si sarà fatta grande! — E la signora Marchesa?

NICCOLINO

Bene, bene: tutti bene!

DORINA

(con passione, timidamente) Perchè... (cambiando) Sembra quasi che io l'abbia offesa. — Non ho fatto nulla che potesse farmi perdere la loro stima.

NICCOLINO

(leggermente) Oh, signorina, non ne ho mai dubitato; come non dubito de' suoi trionfi; sarà presto? E dove?

DORINA

È molto incerto ancora... (con un brivido, pensando al Businello) se canterò! (calmandosi, con voce bassa, balbettando) Sa?... sono rimasta sola... la mia povera mamma...

NICCOLINO

No, non ho saputo niente!... Me ne dispiace moltissimo! (distratto, guarda ancora verso la finestra — ha freddo) Coraggio!... non parliamo adesso di malinconie. (avvicinandosi con galanteria [190] e mettendo un braccio sul divano in modo di toccare anche Dorina) Dunque?... che cosa mi voleva dire?

DORINA

Voleva spiegarle... come sono venuta in casa del maestro Costantini!

NICCOLINO

Per studiare il canto? — Brava: bisogna slanciarsi all'estero! — Lasci fare a me. Quando sarà il momento le farò io la claque! Ha fatto benissimo.

DORINA

Sì?... Davvero?... (ancora con un brivido, pensando al Businello: poi fermandosi e tornando timida come prima e commossa) Allora... le dirò... come l'ho avuta (con amarezza) questa buona idea! Subito dopo licenziata, il maestro Costantini è venuto al nostro albergo per sentirmi la voce. Ebbi (con amarezza ironica) un grande successo; tale che poi il maestro correva apposta a Lugano per darmi lezione e quando... (si ferma con un singhiozzo) Allora mi ha subito scritto: «Venga a Milano, che ha un tesoro in gola!» Invece non avevo altro che qualche migliaio di lire alla Cassa di Risparmio! — Prima di accettare, mi sono presentata come istitutrice in un'altra casa; — ma ero troppo giovane!... In verità non mi volevano perchè la Marchesa mi aveva scacciata.

NICCOLINO

(sempre leggermente) E allora si è decisa per il teatro!

[191]

DORINA

(animandosi) Allora sono corsa a Milano dove ero attratta da una speranza... — speranza? da una sicurezza che avevo nel cuore! Del mondo non avevo veduto che la mia casa, e la casa di sua madre: io ancora credevo a tutto e... Ecco, questo volevo dirle. Ma ora non so... (tornando timidissima) lei mi ha agghiacciata. È un altro... con me.

NICCOLINO

(con importanza, sospirando e arricciandosi i baffetti) Pur troppo, signorina Dori: la bella poesia se ne va con gli anni e coll'esperienza.

DORINA

(maravigliata) Cogli anni?

NICCOLINO

Adesso si vive tanto in fretta! — Basta un giorno per invecchiare.

DORINA

(vivamente) Sì... basta un'ora, una parola; (con passione) ma basta anche una parola per rivivere!

NICCOLINO

(si alza, tra sè) Ahi ahi! Credesse ancora di farsi sposare? (guarda verso la finestra: forte) Eh, le parole!... le parole che fanno rivivere... (tira su il colletto del paltò).

DORINA

(guardandolo) Ma io non capisco più... — È proprio lei?... lei?

[192]

NICCOLINO

(con un sospiro) Che vuole! non si può rimanere Niccolino tutta la vita! (ride sinceramente) Si ricorda quanto chiasso si faceva? Mah! (cantarellando sull'aria di Madama Angot) Beati i dì dell'innocenza! (guarda ancora, poi va alla finestra) Sfido io! era aperta! (nel chiuderla si fa male ad un dito e lo succhia arrabbiato) Che razza di finestre!

DORINA

(rimasta ferma, in piedi, a guardarlo) Se si è cambiato lei, scusi, io sono sempre la stessa.

NICCOLINO

Certo, signorina, perchè no?

DORINA

(con uno slancio di passione) Perchè lei non mi stima più: lo vedo, lo sento, non mi... (vorrebbe dire: «ama» ma non lo dice) non mi stima più! — Che cosa le hanno detto sul conto mio?

NICCOLINO

Niente; proprio niente. È la condizione medesima delle cose. Capirà: quando un uomo acquista la responsabilità delle proprie azioni... pur troppo, deve ragionare.

DORINA

Ma non ha capito ancora? Non vede come aspetto una sua parola buona? E per parlarle così, come parlo io a lei, devo essere in uno stato di esaltazione e di disperazione! No, non è più il caso di riguardi. (con voce alta, chiara, vibrata) Sa che cosa mi ha detto poco fa un farabutto, un [193] certo Businello, che avevo veduto due volte? Sa che cosa ha avuto il coraggio di propormi, come condizione indispensabile alla mia scrittura? Di diventare... la sua amante!

NICCOLINO

Oh, è forte!

DORINA

Tanto forte, che sotto quel colpo, sono rimasta come pazza dalla collera e dal ribrezzo. (con forza: risoluta) Io non voglio vendermi e voglio continuare a vivere: come si fa?

NICCOLINO

(impacciato, dopo aver guardato verso l'uscio col desiderio di andarsene) Prima di tutto, parliamo francamente, perchè, in certo modo, mi accusa di...

DORINA

(interrompendolo) Non l'accuso, anzi tutto il torto è mio. Ma non posso più fare l'istitutrice, non voglio essere l'amante del signor Businello, e domando a lei che mi voleva dare il suo nome, le domando: come si fa?

NICCOLINO

(nel camminare inciampa nello strofinaccio d'Isabella: lo solleva colla punta del bastoncino e lo butta lontano) Le dirò... dare consigli è un affar serio. Aiutarla, volentieri, fin dove posso arrivare... ben volentieri: ma... (distrattamente) Ma perchè invece non abbandona i sogni chimerici, scusi, sa, se parlo schietto, e torna a casa sua?... Da sua... (sta per dire: «da sua madre»).

[194]

DORINA

(con un grido di dolore) A casa mia?... ma non ho più la mamma!... È morta la mamma.

NICCOLINO

Oh scusi!

DORINA

Gliel'ho detto, e se n'è dimenticato! La mamma, la mamma, oh se ci fosse ancora la mamma, la mia povera mamma! (scoppia in lagrime e si butta e piangere singhiozzando sul canapè).

NICCOLINO

(un po' commosso si avvicina a Dorina coll'aria compunta) Scusi, signorina... Sono dolentissimo; sono rimasto così colpito, così confuso...

DORINA

(continua a piangere).

NICCOLINO

(fra sè) Ancora al vecchio repertorio! — E Luigi (guardando verso la porta), canaglia! (forte) Via, si calmi! (seccato) La prego, non pianga più, le ho domandato scusa!

DORINA

(subito, asciugandosi gli occhi in fretta, umile e supplichevole) Ecco... non piango più; sì, sì, sono tutti sogni, tutte chimere. Lavorerò; ma bisogna poter andar via da questa casa... (con un grido) Mi salvi lei!... mi salvi, le giuro che non le peserò nella vita! Ho ribrezzo a star qui sola; ho paura! Mi conduca via, dove vuole, che non mi veda più nessuno... lavorerò.

[195]

NICCOLINO

Ci pensi bene. Che cosa direbbe la gente?

DORINA

La gente? non me ne importa!

NICCOLINO

Non importa a lei ma importa a me. Questa sì che per la mia coscienza sarebbe una grave responsabilità.

DORINA

(sempre fissandolo e risoluta) E allora? Che cosa devo fare?

NICCOLINO

Certo che... non è facile.

DORINA

Non è facile: no: per questo le domando un consiglio.

NICCOLINO

Ma... pensandoci bene, capisco anch'io che, troppo impressionato dalle sue parole, ho esagerato, senza dubbio. — Colle sue belle attitudini, colla sua bella voce, col suo talento, superate le prime difficoltà, verrà la gloria... e il resto!

DORINA

(lo fissa, pallida, stupita).

NICCOLINO

Bisognerebbe vedere piuttosto d'indurre questo signor... — come si chiama? questo signor Businelli, a più miti propositi!

DORINA

(tremante, con voce sorda) Lei ha il coraggio di propormi?... — Lei?... Ma che cosa è diventato?!

[196]

NICCOLINO

(con impeto) Signorina Dori! (calmandosi e con fredda gentilezza) Scusi, sono stato frainteso, glielo assicuro. Lei si trova in uno stato d'animo che non le permette di giudicare delle parole e nemmeno delle intenzioni dei suoi amici. Ma ritornerò prestissimo: desidero rivederla più calma, e allora giustificarmi pienamente. (le offre la mano — Dorina non la stringe) Vedrà: lei per la prima dovrà rendermi giustizia. Intanto, e si ricordi, non dobbiamo essere in collera! (saluta e va via lentamente).

DORINA

(sola) Vile!... vile!... E per un anno l'ho tenuto nel cuore, l'ho aspettato colla febbre, gli ho data tutta l'anima mia: (con un grido, ma senza più piangere perchè in questo momento il suo stato di dolore e di esaltazione non le permette le lagrime) Dio, Dio mio! Come avevi ragione, mamma!

[197]

SCENA VI.

Isabella, Dorina, poi voce di dentro come nella scena prima.

ISABELLA

Cosa succede?

DORINA

(sempre c. s.) Voglio andar via!... voglio finirla! Non voglio più saperne di teatro, di nessuno!

ISABELLA

Come? non si è messa d'accordo col signor Niccolino? (vivamente) E la cambiale Ripamonti?

DORINA

Pagherò tutto col mio lavoro, col mio sangue; non ho bisogno di nessuno!

ISABELLA

Buono!... Buoni principii; ma ci vuol tempo e la cambiale è in scadenza; come si fa?

DORINA

Oh in fine! Ci pensi lei, ci pensi il maestro; sono loro che ne devono a me!

ISABELLA

C'è stata proprio una gran burrasca, perchè ha perduta, si direbbe, la tramontana. Ma questo non è il momento di discutere del mio e del tuo: il maestro è amico di tutti i primi legali di Milano, e dato il caso, metteremo le nostre ragioni in mano della giustizia. L'importante, [198] per adesso, è questo! sulla cambiale c'è la sua firma, che cosa ha pensato di fare?

DORINA

Penso che sono tradita da tutti; che sono ingannata da tutti!

ISABELLA

Benissimo! E perchè non succeda altrettanto a noi mi farà la grazia di restare in casa nostra finchè i conti non saranno regolati.

VOCE

(c. s.) Costantini!

ISABELLA

Vengo, signor Domenico!

VOCE

(c. s.) Lettere!

(Isabella cala il cestino con una corda, ecc.)

DORINA

Qui?! Restar qui?! Non sono più libera; non mi appartengo più... Sono schiava di questa gente, anima e corpo, corpo e anima!

ISABELLA

(dandole la lettera trovata nel cestino) Finisca di dire il rosario e si consoli.

DORINA

Lui? (prende la lettera con un, impeto di gioia) Lui? mi scrive ancora?

ISABELLA

Ma sicuro: collera da innamorati, furoris brevis!

DORINA

(strappa la busta: c'è dentro un biglietto da visita e un biglietto da cinquecento lire).

[199]

ISABELLA

(allegra) Ohè, signorina! Cominciamo bene!

DORINA

(rimane meravigliata).

ISABELLA

Legga se vuol sapere!

DORINA

(leggendo) « — Lei, signorina Dori, mi ha fatto l'onore di chiamarmi suo amico...» (vinta dal dolore lascia cadere la lettera).

ISABELLA

(la prende e continua a leggere) «... In tale qualità mi fo lecito inviarle la piccola somma di cui la disdetta di Montecarlo mi permette sul momento di poter disporre.» — Come sono sempre delicati i veri gentiluomini!

DORINA

(fuori di sè — cercando per la stanza).

ISABELLA

(assai premurosa) Comandi, signorina! Che cosa desidera?

DORINA

Da scrivere. Voglio rispondere subito!

ISABELLA

(le dà il calamaio, ecc.) Tanto quanto, tutto l'occorrente!

DORINA

(si mette a scrivere in fretta. Intanto Isabella spiega il biglietto di banca e lo ammira. Dorina quando ha finito di scrivere cerca il biglietto per rimandarlo; a Isabella) Dia qui!

[200]

ISABELLA

Che cosa vuol farne?

DORINA

Restituirlo sul momento: dia qui!

ISABELLA

Scusi, ma in queste faccende delicate io non mi posso arbitrare, senza prima aver sentito il capo della famiglia. (verso l'uscio della cucina, chiamando) Maestro!

DORINA

Quel denaro!... quel denaro!... Non sa: è un insulto al mio onore!

ISABELLA

Faccia un po' il piacere! I denari non hanno mai insultato nessuno! (chiamando c. s.) Maestro!... Tartaruga!

[201]

SCENA VII.

Maestro e DETTE, poi Luigi.

MAESTRO

(colla solita voce rauca) Avevo... appena messe sul fornello a friggere...

ISABELLA

La signorina...

DORINA

(interrompendo) Il maestro non c'entra, come non c'entra lei! quel denaro... (alla parola denaro il maestro fa un movimento espressivo) non è suo!

ISABELLA

Eh, quanto strepito! rimettiamo la questione al giudizio di Salamone! La signorina vuol tornare al suo paese e piantar la scuola.

MAESTRO

La... scuola?...

ISABELLA

E non pagare i propri debiti. Ho diritto o non ho diritto di tenere questa somma in garanzia?

MAESTRO

Pienissimo diritto...

DORINA

In nome di Dio... datemi quel denaro!... Quel denaro lo voglio... quel denaro!

[202]

LUIGI

(sulla porta, cercando cogli occhi Niccolino, si ferma e, non vedendolo, fa un gesto di maraviglia: fa un passo verso i coniugi Costantini, poi si trattiene. Dorina non lo vede. Essa stringe convulsamente la lettera: la sua timidezza è scomparsa, si avvicina all'Isabella minacciosa, cogli occhi scintillanti. Il Maestro prova quasi un senso di timore).

DORINA

Lo voglio, capite? Lo voglio! — Prendete me, fate di me tutto quello che volete, ma quel denaro no! — È suo! è suo!

MAESTRO

(vedendo Luigi, salutando e balbettando quasi macchinalmente) È un onore per la mia famiglia...

DORINA

(vedendo Luigi fa per spiegargli ciò che è accaduto; poi prende sul tavolo la lettera di Niccolino e la dà a Don Luigi; fa per parlare ma non può; si sforza, balbetta, e prorompe in uno scoppio di pianto cadendo sopra una seggiola).

LUIGI

(avvicinandosi e prendendo la lettera) Signorina, si calmi, (a Isabella e al Maestro) Cos'è accaduto?

ISABELLA

Legga e vedrà: io non trovo che ci sia niente da disperarsi!

[203]

MAESTRO

(fiuta in aria, poi fa capire dalla faccia e dai gesti che deve bruciare qualche cosa in cucina e scappa via) Brucia!

LUIGI

(dopo aver letto, fra sè) Taccagno come la zia. (forte) È ancora un ragazzo! I ragazzi sono crudeli e... (ammirando i capelli ed il collo di Dorina che piange col capo chino) sicuro non apprezzano... non capiscono... (la bellezza di Dorina lo mette in orgasmo; con passione) Si confidi con me che non sono più un ragazzo! (mostrandole la punta di un baffo) Vede?... Vede? ce n'è di bianchi!

ISABELLA

(va alla tavola e mentre parla distende la tovaglia, ecc.) Cosa sia successo, non saprei. L'ho trovata in convulsioni; e anch'io ho la pelle d'oca! Capirà; si deve far onore alla propria firma; e il maestro in quanto a onore è un... fenomeno! — Sempre in alto la bandiera dei Costantini!

DORINA

(voltandosi con impeto a Luigi, mentre Isabella continua ad apparecchiare la tavola) C'era lei... sì!... era presente lei, quando voleva offrirmi il suo nome, la sua mano! E adesso per difendermi, per salvarmi mi butta in faccia 500 lire! Questo è tutto il suo amore! Sempre, mi aveva detto, sempre si ricordi!...

[204]

ISABELLA

(c. s.) Oh! per questo la signorina ha ragione; il suo amico è un infido!

LUIGI

(ha sempre guardato con crescente orgasmo la Dorina e fa capire che gli piace sempre di più — levandole una forcellina dai capelli) Guardi, non le faccia male!... (fra sè) bellissimi capelli: come ha fatto a resistere, bravo Niccolino!

ISABELLA

(ha cercato i piatti e le posate e non trovandole va a prenderle in cucina).

LUIGI

(uscita Isabella si avvicina più vivamente a Dorina: cerca di prenderle le mani dicendole con orgasmo e con passione) Quel cretino di Nicola, non merita i suoi sospiri e le sue lacrime!

DORINA

(con impeto: come scattando) Il suo denaro! Glielo voglio rimandare ad ogni costo!

LUIGI

Sì, benissimo!

DORINA

Ma questa gente me lo ha rubato!

LUIGI

Non importa, si calmi, (prendendole una mano e accarezzandola) provvederemo.

DORINA

Me lo faccia restituire!... Glielo rimandi lei... mi aiuti ad uscire da questa casa... non mi resta che vendermi o buttarmi dalla finestra!

[205]

LUIGI

Non dica simili enormità; non voglio (le prende con violenza le mani e quasi l'abbraccia) Vedrà che io... si calmi... non voglio più vederla piangere! (asciugandole gli occhi col fazzoletto) Questi occhi sono troppo belli! Vedremo di fare qualche cosa... (con slancio: vinto dalla bellezza di Dorina che così commossa, fremente, gli piace anche di più) farò tutto per lei!

DORINA

(sempre c. s.) Sì... sono disposta a tutto... ma la sua elemosina (alludendo a Niccolino) no!... mi rivolta l'anima, no, mai!

LUIGI

Brava! Vediamo dunque, vediamo: che cosa si può fare?

DORINA

Non so... Non ho più nessuno al mondo!

LUIGI

Sola?... povera bimba mia!... Anch'io, sicuro, sono solo. Avessi una moglie, una sorella, lei verrebbe con noi. Invece, anch'io... sono solo. (sospirando e accarezzando Dorina) Mah, guai al solo!

DORINA

(con impeto, tornando col pensiero a Niccolino) Gli ho detto che mi è morta la madre e non se n'è ricordato!

LUIGI

(con falso orrore) Oh, (con finto entusiasmo e dolore per la memoria di Teresa) quella buona [206] signora Teresa! Quella santa donna! — A Niccolino, sa, non ci pensi più; non lo merita. Si crede un grand'uomo perchè è stato un po' a Londra, a Parigi! È soltanto ridicolo. Non ci pensi più. Gli rimanderemo il suo danaro, subito!

DORINA

(con espansione, premendosi al cuore la mano di Luigi) Subito!

LUIGI

Sul momento! (ha una scossa, tanto Dorina gli piace) E per... per il resto... sarò... se... sarò il suo pa... pà. — Ecco, va bene? papà!

DORINA

Mi tolga di qui... — lavorerò. Mi aiuti a levarmi da questa gente!

LUIGI

Volontieri... ma dove?... al momento... (pensando dove mandare Dorina e volendo farle accettare un suo quartierino che tiene disponibile per simili occasioni, ma non osando farle l'offerta chiaramente) Come si potrebbe fare? (stringendola al cuore e fingendo l'effusione paterna) Pianga, se vuol piangere: le farà bene. (le bacia i capelli tremando dalla commozione cupida) Avrei... per combinazione... due camerette; due povere camerette, ma piene di sole, di luce! Se volesse, come un rifugio momentaneo... intanto... cercherò... troveremo un maestro galantuomo; un impresario onesto — e lei... soltanto un po' di bene... (la stringe più forte).

[207]

DORINA

(capisce tutto: si allontana).

LUIGI

(tornando calmo e sorridente) Un po' di bene, al suo papà!

DORINA

(pausa — poi con disperazione e rassegnazione — con un filo di voce) Mi tolga da questa casa. (si lascia cadere sulla seggiola accasciata, affranta).

LUIGI

Torna la signora Isabella! (rapidamente e sempre in orgasmo per il desiderio e la passione) Fra mezz'ora (vedendo la tavola apparecchiata pensa che Dorina dovrà prima pranzare) fra un'ora... appena potrà, prenda un brum: Via Solferino 37. Ci sarò ad aspettarla. E subito rimanderemo il denaro al marchese Nicola con una sua letterina che lo metterà a posto.

(Rientrano Isabella coi piatti e il Maestro colle posate).

LUIGI

(va loro incontro e offre all'Isabella il biglietto per il palco al Dal Verme).

ISABELLA

(lo guarda senza capire).

LUIGI

È il palco che le dovevo portare, per stasera.

ISABELLA

Oh, grazie! Numero 15. — Allegri, signorina: numero dispari, porta fortuna!

[208]

MAESTRO

(deponendo le posate: a Luigi, con gravità) Se vuol favorire nella mia famiglia....

ISABELLA

Senza complimenti! al posto dell'amico Cimozza che si fa aspettare!

LUIGI

Grazie, e buon appetito. (piano a Dorina) Via Solferino, 37!

FINE DELL'ATTO SECONDO.

[209]

ATTO TERZO

La scena rappresenta un salotto elegantissimo, ma pieno di casse e di bauli chiusi ed aperti, ecc. — Sulle seggiole e sui tavoli, ecc., roba da mettere nei bauli, e roba per il viaggio. — Un pianoforte.

SCENA I.

Niccolino poi un Ufficiale di Cavalleria (Niccolino ha i baffi più grossi e i piccoli favoriti a mezza guancia).

NICCOLINO

(entra con circospezione chiamando) Giuseppina! Si può vedere la signora? Giuseppina (sente aprire l'uscio opposto, attraversa la scena in fretta, si leva il cappello in cui c'è dentro un grosso mazzetto di violette. Sorride, come aspettando Dorina; ma poi quando si apre l'uscio ha una scossa, si fa serio, e si ritira in un angolo).

UFFICIALE

(un bell'ufficiale di cavalleria, alto, berretto in testa, esce dalla camera di Dorina, abbottonandosi i guanti. Ha la sigaretta in bocca. Si ferma dinanzi ad un tavolo, accende un fiammifero, accende la sigaretta e va via).

[210]

NICCOLINO

(pallido e assai turbato, vuol seguire l'ufficiale con impeto, ma poi si ferma irresoluto. Si siede sopra un canapè di faccia, alla porta dove è uscito l'ufficiale, si ficca la lente nell'occhio e guarda fissamente quella porta con ira, con furore geloso, battendo nervosamente la punta del piede per terra).

[211]

SCENA II.

Giuseppina e DETTO.

GIUSEPPINA

(portando il riparto di un baule pieno di roba) Come? il signor Marchese? È un po' che aspetta? — La signora non so se riceve!

NICCOLINO

(con voce rauca) Il portiere m'ha detto che c'era.

GIUSEPPINA

Ma la signora voleva riposare fino alle sei, avendo poi da viaggiare tutta la notte.

NICCOLINO

(guardando l'orologio) Sono le cinque e tre quarti.

GIUSEPPINA

Dio, Dio! Con tante cose da fare! — Come faremo a partire stasera?

NICCOLINO

(con tono di preghiera a Giuseppina) Siate buona, Giuseppina: domandate alla signora se mi può ricevere. Vorrei vederla subito; mi preme di parlarle prima che incominci l'andirivieni delle visite e dei saluti. (dandole le violette perchè le porti a Dorina) Mi fate questo favore, buona Giuseppina?

GIUSEPPINA

(prende le violette ed entra da Dorina).

[212]

NICCOLINO

(resta immobile, pensoso, colla lente nell'occhio, fissando un punto del pavimento).

GIUSEPPINA

(entrando) La signora ha detto, se vuol accomodarsi, che viene subito (va via).

NICCOLINO

(cammina su e giù, sempre più furibondo; poi afferra un giornale a caso e si sfoga stracciandolo rabbiosamente).

[213]

SCENA III.

Dorina e Niccolino.

DORINA

(è assai mutata — ha ormai un tutt'altro tipo — un tipo eccentrico di artista originale, ma sempre molto fine e molto signorile. Ha pure una pettinatura strana, originalissima: è pettinata con tutti i capelli raccolti sulla testa attraversati da un grosso spillone. — Vestito ricco e bizzarro: tiene addosso una gran pelliccia o una gran casacca, perchè si dà l'aria di avere sempre freddo e di essere sempre un pochino ammalata — ha in mano le violette).

DORINA

Ah, Nenè; — siete voi? (gli porge mollemente tutta la mano. Vedendo il giornale stracciato) Lasciate vedere, Nenè. (con dolore e stupore affettuoso) Oh, L'Italie; l'articolo del Santanera! (cerca fra i pezzi del giornale mentre si siede sul sofà, rannicchiandosi con attucci civettuoli e languidi).

NICCOLINO

Finitela: sono in uno stato di rabbia, di... vi vorrei sbranare!

[214]

DORINA

(sorridendo con comico terrore) Oh!

NICCOLINO

Come il vostro giornale!

DORINA

(come sopra) Che c'è di nuovo, Nenè?

NICCOLINO

(stizzito) E non chiamatemi Nenè! — Adesso che mi avete messo questo nome, per tutta Roma non sono più altro che Ne-nè!

DORINA

(scrollando il capo e sorridendo con mestizia) Presto... non vi chiamerò più in nessun modo. Bella Roma, addio! (sospira) Si parte.

NICCOLINO

(si contiene a stento, mostrandosi in fiera lotta tra il dolore e il furore).

DORINA

(solleva il fazzolettone di trine che ha al collo, mette le viole nello scollato del petto, poi le ricopre ancora, mettendoci le mani sopra con un attuccio da bimba) Siete contento, Nenè?

NICCOLINO

(con uno slancio appassionato) Non partite, Dori; ve ne supplico!

[215]

DORINA

Oh come si fa? Ho promesso al Duca e bisogna andare!

NICCOLINO

(con voce sorda) L'avete promesso al tenente Mattìa, che è qui, che farà il viaggio con voi!

DORINA

(con meraviglia tranquilla) È qui? il Mattìa?

NICCOLINO

(prorompendo) Ma non fatene le meraviglie perchè...

[216]

SCENA IV.

Giuseppina, con un piatto d'argento con sopra una bottiglia d'acqua, una piccola bottiglietta contagocce, un piccolo bicchierino, e DETTI.

GIUSEPPINA

Signora: la sua medicina.

DORINA

Oh, no, pietà di me; è tanto cattiva!

GIUSEPPINA

Ma le farà bene, signora.

DORINA

(prende il piccolo bicchierino) Nenè: un po' d'acqua.

NICCOLINO

(con un riso forzato e la mano tremante le versa l'acqua).

DORINA

(indicandogli la medicina e porgendo il bicchiere) Nove gocce, non di più.

NICCOLINO

(versa c. s.)

DORINA

Nove gocce solo!... Basta!... Basta!... (beve, poi pestando i piedi e scotendo le braccia) Presto!... presto!

(Niccolino e Giuseppina corrono a cercare la piccola scatola dei dolci. La trova Niccolino e la porta a Dorina che ne mangia in fretta).

[217]

GIUSEPPINA

Comanda altro, signora?

DORINA

Che fai adesso? — E tutta questa roba?

GIUSEPPINA

Di là non ho potuto ancora far niente! La biancheria, le gioie... Non so come si potrà partire stasera!

DORINA

(con fermezza, pur conservando il suo fare dolcemente languido) Tanto, bisogna partire: si partirà! (Giuseppina va via).

NICCOLINO

(con voce sorda, ma supplichevole) Avete sentito? Non c'è nemmeno il tempo necessario. Aspettate domani.

DORINA

(lo guarda, scrollando il capo con civetteria; piano, cantarellando) Non si può...

NICCOLINO

(con impeto d'ira appassionata) Tutto per quel soldataccio!

DORINA

Oh Nenè! Vi proibisco di fare l'Otello! Non vado a Napoli per il Mattìa, lo sapete, ma per il Duca. Povero Duca!... Tanto buono! (ridendo) Io gli devo molto e desidera che mi fermi a Napoli in questi giorni che sono libera (socchiudendo gli occhi mollemente, come rapita in estasi) Napoli... il mare... Oh Paradiso... Napoli!... Napoli!... Napoli!

[218]

NICCOLINO

Siete perfida! Siete bugiarda!

DORINA

Nenè!

NICCOLINO

Andate a Napoli col Mattìa!

DORINA

Mi seccate poi: vi dico che non ne so niente.

NICCOLINO

L'ho veduto io.

DORINA

(con meraviglia) Oh, è a Roma?

NICCOLINO

Ma se era qui adesso! L'ho veduto uscire!

DORINA

(risentita) Nenè: non è carino ciò che fate. Sorvegliare la gente dietro le porte!

NICCOLINO

Sì; ero là e l'ho visto uscire! Ero là e per poco non gli sono saltato addosso!

DORINA

(più seria) Avreste avuto torto. Il Mattìa è un buon amico, non più di un buon amico, come voi, come il Duca, come il Santanera, come tutti.

NICCOLINO

(supplicando) Allora, non partite stasera, partite domani.

DORINA

(cantarellando con seduzione) Non si può, Nenè — non si può!

[219]

NICCOLINO

Ma in nome di Dio, come avete fatto a perdere la testa?

DORINA

(vivamente) Insomma, basta; è un discorso che mi secca. In proposito, hanno fatto anche troppe chiacchiere! (calmandosi e tornando carezzevole) Non abbiate timore. Vengono tutti come venite voi, e se ne vanno come ve ne andate voi!

NICCOLINO

Io dicevo per il vostro bene; perchè mi preme il vostro onore, il vostro nome.

DORINA

(ridendo) Ah! ah! ah!... Per il mio bene? — quale? Il bene che mi volete voi? — Per il mio nome? Basta a far piena tutte le sere! — Il mio onore? Mi portano alle stelle!

NICCOLINO

(con ironia) Nella Carmen!

DORINA

(continua a ridere).

NICCOLINO

Non ridete così, mentre un uomo soffre. Mi irritate.

DORINA

E volete che pianga? — Vi ricordate una volta, quando piangevo? Anche allora vi urtavo i nervi. — Ma dite, Nenè, perchè mi state sempre vicino, se non mi potete soffrire, nè quando piango, nè quando rido?

[220]

NICCOLINO

Allora ero uno stupido: non capivo niente!

DORINA

E avete cominciato a capire, dopo la prima sera della Carmen, a Torino?

NICCOLINO

Dori... Sentite, Dori: abusate della vostra forza. Volete rendermi feroce, per vendicarvi?

DORINA

(con naturalezza e sincerità) Vendicarmi di che? anzi, vi dirò di più; mi piacete sempre; vi trovo carino, simpatico, meno (indica i piccoli favoriti) quelle no — via, via! — e vi voglio bene davvero!

NICCOLINO

Come... (le si avvicina lusingato).

DORINA

Come gli altri.

NICCOLINO

(torna ad adirarsi) Odiatemi piuttosto!

DORINA

(ridendo) Oh, ci siamo.

NICCOLINO

Che cosa volete? Che cosa devo fare? Sono geloso, sono capace di commettere qualunque eccesso: mi pare che strozzandovi proverei un grande sollievo! (le prende una mano).

DORINA

Ahi, Nenè, mi fate male!

NICCOLINO

Un bacio; almeno uno.

[221]

DORINA

No!

NICCOLINO

Un bacio, che cos'è per voi?! Niente! Anche per forza dovrete...

DORINA

(chiamando forte) Giuseppina!

GIUSEPPINA

(di dentro) Signora!

NICCOLINO

(si alza e cammina imbronciato per la stanza).

GIUSEPPINA

(entra).

DORINA

(naturalmente) Finirai dopo di là: questa roba, t'ho detto, vengono a prenderla subito.

GIUSEPPINA

Sissignora. (riempie, chiude i bauli, ecc., per tutto il resto della scena).

NICCOLINO

(dopo aver girato un po', torna a un tratto a sedersi sul canapè vicino a Dorina; le parla piano, per non essere udito da Giuseppina, ma sempre con calore) Sentite, Dori: io sono pronto a fare qualunque sacrificio per voi.

DORINA

Adesso? (con una risatina sincera e senza ombra d'ironia) Sapete che ho avuto la riconferma al Costanzi con mille lire per sera?

[222]

NICCOLINO

Invece di andare a Napoli, andiamo a Livorno e... prendiamo il mare! — Domandate: tutto ciò che volete! — Infine, pensateci, il teatro, che cos'è?

DORINA

Oh, Nenè, molto meno e... e infinitamente più di ciò che mi potete offrire. — Il pubblico mio? il successo?

NICCOLINO

Ma se basta un raffreddore per distruggere tutto l'incanto!

DORINA

E allora aspettate a parlarmene quando sarò raffreddata! (Niccolino si alza stizzito, Dorina cambiando) Intanto (sospirando) bisognerà pranzare. (con languore) E non ho niente fame!

GIUSEPPINA

(senza voltarsi, sempre occupata a mettere roba nei bauli) Ho ordinato per le sette.

NICCOLINO

(sedendo di nuovo vicino a Dorina) (piano) Se è vero ciò che dite... Se è vero... rimanete sul teatro, ma lasciate che vi segua sempre, io solo!

DORINA

Seguirmi sempre e solo? (sorridendo) Bel divertimento! Ma vedrete: passerà. Vi è già passata un'altra volta.

NICCOLINO

Allora è stata mia madre; adesso mia madre non conta più niente!

[223]

DORINA

E la bella nipotina? l'Adele? È vero che vorrebbe farvela sposare come voleva farvi sposare la Monleone?

NICCOLINO

La sposerò appunto come l'altra. L'Adelina poi ha una grande simpatia per Luigi.

DORINA

(ridendo) Davvero? — State attento, Nenè. Luigi è un uomo molto pratico. A vederlo, sembra l'amico di tutto il mondo, il salvatore di tutte le patrie; in fondo, non ha che un amore solo, — sè stesso. Guardatevene! Se ha messo gli occhi sull'Adelina, presto o tardi raggiungerà il suo scopo e siccome l'Adelina sarà ricchissima per vostra madre... così questo matrimonio finirebbe, un giorno, col seccarvi doppiamente.

NICCOLINO

Cosa volete che mi secchi? — Che giorno può mai venire in cui sia più seccato di questo? — Io sono ricco quanto mi basta. Ma se voi partite stasera, io non so più che cosa farò. Sì, Dori, è proprio così! Io del mondo sono stufo, stufo, stufo. Mi annoio a Parigi come a Roma, come a Milano. Mi ricordo la prima sera che vi ho sentita a Torino: ero in uno stato tale di spleen, da battere la testa contro le colonne! Poi mi era parso che Luigi vi facesse la corte, e ho voluto ricominciare anch'io, perchè mi divertivo a ingelosirlo. E così a poco a poco, senza accorgermene, ho subìto voi, ho subìto il [224] teatro, fino al punto di vivere anch'io della vostra vita, di voi, della Carmen. Ma sapete che quando vado a passeggio, guardo e leggo gli avvisi del teatro, come se ci fosse qualche cosa di mio? Sapete che sono amico del vostro direttore di scena? del macchinista del Costanzi? Lasciate almeno che venga a Napoli anch'io.

DORINA

Siete troppo geloso, troppo sospettoso, troppo lunatico.

NICCOLINO

Non voglio perdervi. — Non voglio lasciarvi a Napoli sola!

DORINA

Non voglio, non voglio. Non avete nessun diritto, caro Nenè.

NICCOLINO

Tant'è, non dovete partire; dovessi commettere qualunque pazzia.

DORINA

(ridendo) Meno male che le vostre dichiarazioni me le fate in un modo molto lusinghiero. Ho timore, Nenè, che sareste insopportabile in tutti i modi.

NICCOLINO

(non risponde, resta quasi immobile, fisso in un pensiero — Dorina non ha dato nessuna importanza all'esclamazione di Niccolino).

[225]

SCENA V.

Don Luigi (abito nero e cravatta bianca) — Santanera (abito nero e cravatta bianca), DETTI. — Santanera è un bel giovanotto elegante, dal tipo aristocratico.

LUIGI

(stringendo la mano a Dorina, gravemente e con paterna affettuosità) Presa la medicina?

DORINA

Sì, Luigi: nove gocce.

LUIGI

Brava! (le bacia la mano, poi saluta Niccolino) Ciao! (a Dorina) Feroce la belva?

DORINA

(ridendo e rispondendo a Luigi mentre stringe la mano a Santanera) Ferocissima.

SANTANERA

(ammirando Dorina) Splendida!

DORINA

Mi sento così, così...

SANTANERA

(stringe la mano in silenzio a Niccolino, il quale risponde in silenzio, rimanendo fisso nel pensiero di prima).

DORINA

Sapete, Santanera, come è stato cattivo? (indicando Niccolino) In un impeto tragico ha stracciato l'Italie col vostro articolo.

[226]

SANTANERA

(serio, lentamente, prende un altro giornale che aveva in tasca e lo dà a Dorina) Lo avevo promesso alla marchesa Maranzani: lo dò a voi. Alla marchesa ne porterò un altro domani.

DORINA

Grazie!

SANTANERA

Ci abbandonate e siete ilare, sorridente.

DORINA

(con un sospiro) Vi rimpiangerò a Napoli.

LUIGI

Salutatemi il Duca.

SANTANERA

Scialarda e gli altri, verranno alla stazione.

LUIGI

(con gravità) Ci sarà tutto il vostro pubblico; tutta Roma. I vostri amici, i vostri ammiratori, li vostri adoratori!

DORINA

Come sono buoni! troppo buoni con me.

GIUSEPPINA

(che era uscita, rientra) Il pranzo è pronto, signora.

DORINA

Non vi dico di venire di là perchè oggi c'è un disordine da far paura.

LUIGI

(guardando l'orologio) Aspetterò. — Stasera ho una seduta agli uffici, importantissima. Ma pranzerò in fretta.

[227]

DORINA

Fo presto anch'io a pranzare. Poi, non ho fame.

SANTANERA

(che è andato vicino alla porta dalla quale deve passare Dorina, levando dalla tasca una busta con un ritratto) Non ho voluto lasciarvi partire senza il mio ritratto.

DORINA

Oh, grazie. Com'è bello! Ma siete più carino voi! (guardando di dietro) Non mi avete scritto niente?

LUIGI

Sì; guardate lì. (comicamente sospirando) Si conserva la negativa?

DORINA

(sfiorandogli il viso amabilmente col ritratto, come percuotendolo) Scioccone! (va via ridendo).

SANTANERA

(con un sospiro, seguendo Dorina collo sguardo) Un bijou!

LUIGI

(serio, a mezza voce, come pensando tra sè) Un bijou! (sospirando) di molto valore!

[228]

SCENA VI.

Luigi, Niccolino, Santanera.

SANTANERA

(gira per la stanza, guarda tutto, poi si avvicina al pianoforte).

NICCOLINO

(ad un tratto, scuotendosi e come risolvendosi si avvicina a Luigi e gli dice, senza essere udito da Santanera) Sentiamo, legislatore, che cosa diresti se io volessi sposare la Dori?

LUIGI

(fa un movimento brusco, poi tra il diplomatico e il sentenzioso) È per lo meno inutile sposare una donna quando non è... (con fine malizia) necessario. È Alessandro Dumas che parla.

NICCOLINO

(con collera sorda) Ma quando invece...

LUIGI

Capisco!... — Alessandro Dumas non ha detto niente! Ma ti dico io che faresti uno sproposito!

SANTANERA

(trova uno spartito) Oh la Carmen! La divina Carmen! (mentre Niccolino e Luigi parlano fra di loro, Santanera facendo passare lo spartito, suonerà a caso i motivi più noti della Carmen).

[229]

NICCOLINO

(continuando il suo discorso con Luigi) Molti hanno fatto uno sproposito simile al mio e sono felicissimi.

LUIGI

(sempre con molta gravità) O fingono di esserlo, perchè la gente rida meno. — Sai che si fanno dei nomi?

NICCOLINO

Esagerazioni.

LUIGI

Può essere.

NICCOLINO

Credi nel Duca, tu?

LUIGI

(pensa, poi sempre grave e sentenzioso) Nel Duca? no. Il Duca è un vecchio gentiluomo dieci volte milionario: gliel'ho presentato io stesso a Torino, la sera appunto del suo debutto. Se n'è entusiasmato, ha speso e spende tesori, ma credo appunto che la Dori non sia altro per lui che... un oggetto di lusso, (alludendo alla vecchia età del Duca) solamente di lusso. — Ma... il guerriero? Il Mattìa?

NICCOLINO

(sorridendo) Come il Duca.

LUIGI

Cioè?

NICCOLINO

Un oggetto di vanità.

[230]

LUIGI

Chi te lo ha detto?

NICCOLINO

(vivamente) Lei stessa.

LUIGI

Ah, benissimo! Lei infatti lo può sapere!...

NICCOLINO

Credi pure: denari, santità e amanti che si affibbiano alle donne, metà della metà!

LUIGI

È verissimo: ma in certi casi, anche metà della metà... è abbastanza!

NICCOLINO

(senza aver badato all'interruzione di Luigi) Vuoi un esempio? Fra i tanti nomi che si fanno, c'è anche il tuo: — è vero?

LUIGI

(pausa) Tutte le volte che mi hai fatto questa domanda, ti ho dato la medesima risposta: no!

NICCOLINO

Dunque vedi; come non è vero per te, può essere non vero anche per gli altri.

SANTANERA

(suonando l'aria della Carmen) Oh la Dori!... sublime!

NICCOLINO

(sente l'effetto della musica: con passione e trasporto) E poi, infine, che me ne importa? È anche un po' colpa mia e le perdono tutto. Se non posso lasciarla? l'ho nel sangue; l'amo, la [231] odio, sono geloso! — Una delle tre: o divento matto, o m'ammazzo, o la sposo, dunque...

LUIGI

Dei tre mali, il minore, e la sposi. Ma diventerai ridicolo.

NICCOLINO

Non me ne importa.

LUIGI

E tua madre?

NICCOLINO

Non me ne importa.

LUIGI

E l'Adelina?

NICCOLINO

Ti piace?... Tu piaci a lei. — Se non lo sai, te lo dico io e te l'abbandono!

LUIGI

Ma tua madre?

SANTANERA

(suona un altro pezzo della Carmen) Divina! (voltandosi) Niccolino... oh, la Dori! (si volta e continua a suonare).

NICCOLINO

(accalorandosi sempre di più) Va bene; sarò diseredato, lascierà tutto all'Adelina; tanto meglio per te. Essa sarà molto ricca, e tu rasségnati. Non me ne importa niente!

LUIGI

Di modo che... io avrei tutto l'interesse a lasciarti fare?

[232]

NICCOLINO

Ti dispenso anche da ogni scrupolo.

LUIGI

Sei meraviglioso. E fino a quando penserai a questo bel progetto?

NICCOLINO

Come, fino a quando?

LUIGI

Quanto ti durerà questa nuova frenesia?

NICCOLINO

Fino a che non l'avrò sposata.

LUIGI

Senti, Nicola: per quanto tu abbia perduta la testa, potrei sperare ancora di riuscire a farti capire la ragione. Ma non ti faccio altri discorsi, non ti discuto neppure, non ti credo. Cose che si dicono.... — Non ti credo!

NICCOLINO

Non mi credi? Vedrai.

LUIGI

Vedremo! Promettimi soltanto di non dir nulla oggi alla Dori di queste tue belle aspirazioni.

NICCOLINO

Perchè?

LUIGI

Per non avertene a pentire domani; mettiamo pure dopo domani!

NICCOLINO

Vedrai.

[233]

LUIGI

Non vedremo niente!

SANTANERA

(alzandosi) Io non ho mai imaginato nulla di più delizioso, di più charmant.

LUIGI

Della Carmen?

SANTANERA

E della Dori.

NICCOLINO

(ha un impeto di rabbia e di gelosia — Luigi e Santanera si guardano significativamente).

SANTANERA

(ridendo del suo riso particolare; alzando il capo chiudendo gli occhi) Oh Nenè! (movimento dispettoso di Niccolino. — Santanera con un gran sospiro) Bisogna rassegnarsi.

NICCOLINO

(con impeto) A che?

SANTANERA

A vederla partire. Tu ardi (indicando verso la stanza di Dorina), ma non accendi! (ride c. s.)

[234]

SCENA VII.

Un Servitore, due Facchini e DETTI; poi Giuseppina.

(I due facchini si fermano vicino alla porta; il servitore va a battere all'uscio della Dorina).

SERVO

Signora Giuseppina! Sono qui i facchini per la roba da portare alla stazione!

GIUSEPPINA

(di dentro) Vengo subito. (servo va via).

SANTANERA

(guardando i bauli e cantarellando mestamente con significazione che irrita maggiormente Niccolino) «Oh dolce Napoli! Oh suol beato!...»

GIUSEPPINA

(con le chiavi dei bauli; ai facchini). La signora è arrabbiatissima. Dovevate venire più presto.

FACCHINO

Eh c'è tempo!

GIUSEPPINA

(ha chiuso i bauli) Allora questi prima di tutti. (li conta in fretta) Uno, due... (conta fino a sette) Sette capi.

FACCHINO

Eh va bene!

GIUSEPPINA

(fa per uscire in fretta: Niccolino la ferma).

[235]

NICCOLINO

(piano) Dunque? È irremovibile? Vuol partire stasera?

GIUSEPPINA

Figurarsi; non ha nemmeno pranzato per non perdere tempo. Ha una smania, ha l'argento vivo addosso! (va via).

SANTANERA

(guardando Niccolino, come sopra) «Oh dolce Napoli! Oh suol beato!».

NICCOLINO

(ha un impeto di furore contro Santanera; poi si volta ai facchini; e dà loro in fretta del denaro) Andatevene! — Andate! via!

FACCHINO

Eh, signorino?

NICCOLINO

Siete pagati, andatevene!

FACCHINO

Ma... signorino!

NICCOLINO

(spingendoli fuori) Siete pagati tre volte: — Fuori! Via!

FACCHINI

(scena muta fra di loro: vanno via).

NICCOLINO

(si butta sul canapè, in fondo della scena, e vi rimane cupo, muto).

[236]

SCENA VIII.

Niccolino, Luigi e Santanera.

SANTANERA

(ha paura che Niccolino faccia una scenata anche contro di lui. Prende il cappello per andarsene, guardando Niccolino con diffidenza, ma sempre grave, con fare molto signorile. — Piano a Luigi) Diventa matto.

LUIGI

Matto pericoloso: sai che cosa minaccia alla Dori? Di sposarla.

SANTANERA

(ridendo c. s.) Oh, definitivamente?

LUIGI

E con tutti gli onori.

SANTANERA

Ma... non gli hai fatto la cronaca?

LUIGI

(sorridendo) Dice... che io parlo per gelosia!

SANTANERA

È un colmo. Ma tu? (sorride guardandolo come per fargli capire che gli avrebbe potuto rivelare di avere avuto una relazione colla Dori).

LUIGI

(con molta importanza) Io? Primo: non è vero! — Secondo: fosse vero, non lo direi. — Terzo: [237] fosse vero e glielo dicessi, sarebbe una ragione di più. Del resto io ho parlato a Nicola molto chiaro, molto franco e non ho rimorsi. Gli ho detto del ridicolo, di sua madre, del suo avvenire.

SANTANERA

Non vuol capir niente?

LUIGI

Per capire, capisce, ma non vuol intendere. Gli ho detto del Duca, non ci crede.

SANTANERA

E del Mattìa?

LUIGI

Non ci crede. (Santanera lo guarda con stupore) Glielo ha detto la Dori che non è vero.

SANTANERA

Allora lascia che prenda moglie. Ha la fede necessaria.

[238]

SCENA IX.

Dorina e Detti.

DORINA

(con tono languido) Non ho pranzato, sapete?

LUIGI

Male.

SANTANERA

Malissimo.

DORINA

Avevo tante cose... (con un brivido) Un freddo di là. Non vedo l'ora di essere a posto. (vede ancora i bauli, ecc.) Come? Ancora tutto qui? (chiamando) Giuseppina!

NICCOLINO

(alzandosi ed avanzandosi colla faccia stravolta, la voce grossa e un po' titubante) Sono stato io...

DORINA

(vivamente) Voi? — Ma per qual ragione?

NICCOLINO

Non voglio... ve ne supplico: aspettate a partire.

DORINA

Oh, sentite, caro amico, finora ho portato pazienza, ma adesso passate la misura. Ho deciso di partire, partirò, e non so per quale ragione voi veniate a fare il padrone in casa mia. Non ve ne ho dato nessun diritto. Avete mandato via i facchini? Andateli a richiamare.

[239]

LUIGI

(per calmarla) Avete ragione.

NICCOLINO

(che ha preso il paltò e il cappello) Quello che volevo dirvi... meglio così... perchè non avete cuore. No!... andate a Napoli, dove volete, con chi volete!

LUIGI

Nicola, basta.

NICCOLINO

Sì, capisco tutta questa vostra ostinazione, questa vostra fretta (lo ha detto anche la Giuseppina), questa vostra smania di partire! — Mi avete aperto gli occhi e in tempo. Siete tutta civetteria, tutta falsità: il vostro cuore, i vostri nervi, i vostri languori, — sì — e mi avete guarito, perchè sono stufo, stufo di essere ridicolo per voi, — ed ora, non mi vedrete mai più! (va via furioso).

DORINA

(con voce languida e lamentevole) Nenè...

LUIGI

Lasciatelo andare.

SANTANERA

Si fa troppo pericoloso.

DORINA

(con affettata inquietudine) Ho paura, cosa farà?

LUIGI

Una passeggiata e poi a pranzare.

DORINA

Non lo vedrò più, davvero?

[240]

LUIGI

Se partite subito, no.

SANTANERA

(serio) Si è troppo compromesso in faccia nostra.

LUIGI

Sapete che cosa vi minaccia?... Di sposarvi!

DORINA

(sempre flebile e coll'aria di sentirsi poco bene) Lo ha detto anche a me; ma per scherzare.

LUIGI

No, no, con me diceva sul serio!

SANTANERA

Marchesa Carmen!

DORINA

(sempre amabile, ma con intenzione) No; in tal caso... Marchesa Dori. (ha un altro brivido di freddo) Mi ha fatto male ad inquietarmi. (si avvia lentamente verso il canapè) Ho freddo.

SANTANERA

(le va a prendere la pelliccia, ecc., e l'aiuta a vestirla, poi la Dori si butta sul canapè — Luigi e Santanera la coprono con uno scialle) Riposate un poco.

LUIGI

A partire avete tempo fino alle undici.

DORINA

(con uno sguardo riconoscente) Sì...

SANTANERA

Intanto noi andremo a pranzo. Poi ci vedremo alla stazione.

[241]

DORINA

Buon Luigi... (si preme la fronte colle mani).

LUIGI

(che aiutato da Santanera l'ha accomodata sul canapè, dà un vaso con dei fiori a Santanera indicandogli di portarlo lontano) L'odore dei fiori potrebbe farle male. (abbassando il lume della lucerna) Così?

DORINA

Grazie.

LUIGI

Se non vi sentite bene, partite domani.

DORINA

Oh, come si fa?

LUIGI

Proprio no?

SANTANERA

Inflessibile?

DORINA

Come si fa?...

(Santanera e Luigi le baciano la mano e vanno via in punta di piedi).

[242]

SCENA X.

Dorina sola, poi Giuseppina, poi Niccolino.

DORINA

(quando sono usciti sorride cogli occhietti vivi: si accerta che sono proprio andati via, poi si alza di colpo dal canapè) Auf! Finalmente!

GIUSEPPINA

Si parte dunque?

DORINA

Chi sa?

GIUSEPPINA

Si parte soli?

DORINA

(la guarda ridendo con malizia).

GIUSEPPINA

Viene il signor tenente Mattìa?

DORINA

Che! Niente seccatori!

GIUSEPPINA

E il signor marchese?

DORINA

Vattene che egli ritorna. (con malizia) Ma non ti sei accorta che è appunto perchè egli possa ritornare, che ho voluto essere sola? (con un gesto graziosissimo la spinge verso la porta) Ah, Nenè! Chi avrebbe detto che tu saresti stato il mio trionfo, tu che non hai saputo, che non hai voluto saperne di me allora, e adesso...

[243]

NICCOLINO

(entra difilato come uno che ha preso una grande risoluzione) Dori...

DORINA

Vi aspettavo!

NICCOLINO

Volete sposarmi?

DORINA

Sentite: voi mi avete fatto una proposta, alla quale devo rispondere molto seriamente. Mi trovate anche in un momento di sincerità, ed è bene. Io dunque voglio parlarvi sinceramente, perchè, credetelo, io vi sono ancora amica. — Se voi siete stato brutale, almeno siete stato sincero e colle mie illusioni e colle mie speranze... voi eravate nel vero, ed io nel falso. — Ho sofferto, ho molto sofferto; ma poi ho pensato che il mondo, il quale non aveva fatto niente per me, non meritava nè le mie lacrime, nè i miei rimorsi, — e mi sono messa a combatterlo, colle mie arti, colla mia furberia; ed ho vinto anche voi, senza volerlo, senza saperlo. Ma ora che mi vedete come sono, come quando vi ero indifferente, — ora che ho perduto l'incanto, tornate ragionevole, e andiamo ognuno per la nostra strada. Siamo stati infelici tutte le volte che ci siamo incontrati. Non è la Carmen, non è nemmeno la Dori, è proprio Dorina che vi parla.

NICCOLINO

Ma non capite che così... vi amo anche di più? [244] Ma lasciatemi almeno il tempo di cercare, di tentare, di persuadervi, di convincervi...

DORINA

(con grazia) E di commuovermi?

NICCOLINO

Sì; se avete un po' di cuore.

DORINA

Dunque, se mi ostinassi a partire stasera... non ne avrei proprio? (si guardano. Dorina sorride con grazia, con malizia civettuola).

GIUSEPPINA

(entra dalla comune).

DORINA

(si volta a Giuseppina) Che c'è?

GIUSEPPINA

C'è signora, che del portiere io non mi fido: non capisce niente. Secondo il solito... (fa capire che è ubriaco) Andrà certo perduta della gran roba.

DORINA

(a Niccolino) Vedete, le vostre prodezze!

NICCOLINO

(vivamente) Dunque, Dori?

GIUSEPPINA

Direi anch'io di aspettare. (alludendo al portiere) Con quell'uomo? Si figuri!

DORINA

(incertissima) Ma... se... bisognerebbe almeno telegrafare al Duca.

[245]

NICCOLINO

Sì, sì, telegrafate subito! Dori, Dorina mia!

DORINA

Ah, Dorina? — Mia? Troppo presto!

NICCOLINO

Non perdiamo tempo, dunque... Telegrafate!

DORINA

(sempre incerta) Non ho nemmeno l'occorrente...

NICCOLINO

(le dà la carta) Ecco la carta.

DORINA

(c. s.) Badate che... anche se mi fermo, non vuol dire; anzi, mi fermo per persuadervi che sarebbe uno sproposito per tutti e due.

NICCOLINO

Fate presto, scrivete. Discuteremo poi.

DORINA

Capirete... ci sarebbero molte condizioni.

NICCOLINO

Le accetto tutte!

DORINA

Io sono sicura del mio impresario: e se voi invece, un bel giorno, mi protestate?

NICCOLINO

Vi darò tutte le garanzie!

DORINA

(guardando Giuseppina) E che cosa si telegrafa?

[246]

GIUSEPPINA

Trattenuta — leggera indisposizione. — Verrò domani.

NICCOLINO

No! trattenuta improvvisamente... scriverò domani. (Dandole il lapis della sua catenella).

DORINA

(nel prenderlo gli stringe colla catena il dito o la mano).

NICCOLINO

Ahi!

DORINA

E al caso, stringerò anche più forte: ognuno deve avere la catena che si merita!

GIUSEPPINA

(tra sè) Ho capito: vado a disfare le valigie (va via).

DORINA

(scrivendo) ... indisposizione...

NICCOLINO

(dettando) Scriverò...

DORINA

(scrivendo) Verrò domani. C'è sempre tempo di mandarne un altro.

NICCOLINO

(prendendo il dispaccio) Lo porto io e... mi lasciate tornare?... Sì?... Mi lasciate tornare?

DORINA

Tornerete... domattina.

[247]

NICCOLINO

(con un atto supplichevole) Vi prego, vi supplico, Dori... Vedete bene...

DORINA

No, no; domattina.

NICCOLINO

(con grande passione e calore) Dori, Dorina...

DORINA

No, mio caro. Dori non l'avete voluta; Dorina nemmeno: al caso... bisognerà aspettare quando sarò marchesa!

Fine.

Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici.

Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.